Ma Catania proprio non c’è: tutti parlano di Catania e nessuno dice la verità. La verità è che il comune capofila del consorzio a cui Piazza Armerina ha deciso di aderire sarà Gela. E non è vero che il comune capofila sarà solo un “primus inter pares”. In realtà la riforma fortemente voluta dal presidente della Regione Crocetta è stata costruita intorno all’opportunità di Gela, sognata, perseguita e mai realizzata, di essere capoluogo della provincia che i gelesi volevano chiamare la Provincia del Golfo.
Il governo dell’area vasta sarà devoluto dalle provincie ai nuovi consorzi. Ci vorrà tempo, il governo regionale dovrà dettarne i criteri, ma, prima o poi, tutto sarà coordinato con i nuovi confini geografici dei consorzi siciliani. Nel comune capofila si costituiranno i nuovi organismi di gestione amministrativa in campo sanitario, agricolo, forestale, dei beni culturali, del fisco, del catasto e così via dicendo. Non vi è dubbio che Piazza Armerina sarà fagocitata nel Distretto da Caltagirone, città che gode di una consistenza e di un prestigio decisamente superiori.
Le conseguenze del passaggio saranno enormi e quasi tutte negative per Piazza Armerina. A partire dalla perdita di comune capofila del Distretto della zona sud della provincia di Enna. Essere usciti dalla provincia di Enna in perfetta solitudine, senza Aidone, Barrafranca, Pietraperzia e Valguarnera, ci farà perdere quel primato che si era oramai storicizzato e che era costato lotte e contrasti, che solo negli anni erano stati appianati. Fra l’altro, la prospettiva in provincia di Enna, ci vedeva in posizione di crescente riequilibrio per il numero di abitanti e il peso elettorale della città di Piazza Armerina, nel collegio elettorale provinciale di Enna, aveva già determinato un incredibile risultato con l’elezione di ben due parlamentari regionali.
La scelta è quindi improvvida e pericolosa: i danni sono certi e i vantaggi tutti da costruire. La figura che si è rivelata più squallida in questa vicenda è quella dell’attuale sindaco di Piazza Armerina, inadeguatezza dell’uomo e impreparazione ne sono state le caratteristiche individuali, populismo e demagogia sono stati la cifra della sua azione. «Lascio alla libertà dei consiglieri la scelta – disse il piccolo uomo in Consiglio comunale – dobbiamo operare secondo il desiderio dei piazzesi». E quasi si equivocò, quella sera, tra l’indizione di un referendum consultivo, previsto dallo Statuto, e il referendum confermativo, previsto invece dalla legge regionale. Miroddi inseguiva al rialzo il suo vice sindaco Mattia, il Movimento 5Stelle e quattro o cinque agitatori sociali, che gridando hanno terrorizzato il Consiglio comunale.
Il sonno della ragione genera mostri. E adesso siamo nei guai. Il fuoco dell’odio popolare non si fermerà. I piazzesi voteranno, sperando di guarire il proprio mal di pancia, tracciando una “Crocetta” sul Sì. E sbaglieranno perché il rimedio sarà peggiore del male!
Passeranno un paio di anni e archivieremo definitivamente l’Ospedale Chiello. Altro che Ospedali riuniti di Enna e Piazza Armerina!
Gli ospedali di Caltagirone e di Gela non sopporteranno l’esistenza del Chiello. Ne disporranno la chiusura e il trasferimento di attrezzature e personale. Passeranno ancora un paio d’anni e a Roma qualcuno si accorgerà che il Commissariato di Polizia di Piazza Armerina, non avrà più competenza sui quattro comuni vicini Aidone, Valguarnera, Pietraperzia e Barrafranca, appartenenti ad una Questura diversa. Sapete cosa faranno a Roma? Lo chiuderanno! E altrettanto faranno al Ministero della Difesa per la Compagnia dei Carabinieri, lasceranno la sola Stazione alle dipendenze di Gela o di Caltagirone. Scommettiamo che lo stesso accadrà per la Tenenza della Guardia di Finanza?
Non avremo bisogno di attendere due anni, invece, per assistere alla modificazione dell’assetto territoriale delle istituzioni regionali. La Condotta Agraria, l’Azienda Forestale, il Centro per l’Impiego. Anche per questi uffici, venendo meno la funzione di Distretto, Piazza Armerina dovrà lasciare e sarà posta alle dipendenze di Caltagirone.
In campo sanitario, prevenzione e medicina del territorio, l’Asp 4 avevano assegnato a Piazza Armerina un Distretto cui fanno capo i soliti cinque comuni. L’uscita dall’Asp di Enna comporterà la necessaria modifica dell’assetto aziendale. Ciò che sembra più probabile è che Piazza Armerina sarà integrata nel Distretto di Caltagirone, con la perdita di tutte le funzioni collegate alla sede di Distretto dell’Asp di Enna.
L’Università è stato il sogno di riacquisire la funzione di centro di studi che Piazza Armerina ha avuto nel suo florido passato. Con Enna e con la Kore il rapporto è stato sempre difficile. Ma l’uscita dal Consorzio di Enna preclude ogni forma di possibile collaborazione per il futuro. Proprio ora, che la Kore si accinge ad avere il riconoscimento più grande con la nomina, ormai imminente, dell’ex presidente della Provincia, Cataldo Salerno, ad assessore regionale della giunta Crocetta, il potentissimo manager dell’Università ennese, che più volte ha difeso le ragioni della ripresa di un dialogo tra le due città, sarà chiamato a fare scelte definitive. Cosa credete che farà Cataldo Salerno? Vorrà spendersi in favore di Piazza Armerina? Non credo proprio. Mettiamo una “Crocetta” anche sulla nostra facoltà universitaria e non ci pensiamo più.
E la Forestale? Avremo la possibilità di competere con Caltagirone per l’estensione del bosco e per la sua qualità? Le chiamate non si faranno più a Piazza Armerina, i comuni vicini resteranno con Enna e la superficie boschiva della nostra città, migliorerà la performance, fino ad ora assai scarsa dei calatini: grasso che cola… per loro! Chi vuole intendere intenda!
Più ci rifletto e meno mi rendo conto dei mirabolanti vantaggi della scelta di cambiare consorzio. Il giovane avvocato Alberghina, uno dei due consiglieri che devono la loro elezione ai voti di Mattia ha ripetuto molte volte che Piazza Armerina avrà innegabili, molteplici vantaggi dalla scelta così fortemente voluta dal suo dante causa politico. Ma non è stato in grado di indicarne neppure uno. L’intervistatrice insisteva: «Facci qualche esempio». Ma lui non sapeva cosa dire: «Ci saranno nuove opportunità; parleremo con gente nuova!» E di che parleremo? Della gestione dei rifiuti? Dopo aver scoperto che non ci vogliono, fino al punto di minacciare lo scioglimento della Srr se non ci dimettiamo noi? E il sindaco? Neanche è riuscito a cominciare a parlare con i suoi colleghi, che già minaccia di ricorrere al tribunale per i danni che avrà la città se gli altri insisteranno nel loro diniego all’ingresso a pieno titolo di Piazza Armerina nell’organismo di gestione della raccolta dei rifiuti. Ma dove vuole andare? Con chi vuole andare? Davvero potrà accettare che il personale del cantiere non transiti nella nuova gestione? E come è stato possibile che si sia arrivato a tanto?
Uno dei sindaci presenti alla riunione ha riferito di esser rimasto sbalordito dal fatto che Miroddi sia stato sempre al telefono (vedi foto), mentre gli altri sindaci discutevano importanti problemi posti all’ordine del giorno della riunione. A Miroddi non interessava? Aveva altro da discutere? Era forse in contatto con il suo vice sindaco o con l’assessore Oliveri? Ma ha capito ciò di cui si discuteva?
Io mi sono fatto una mia opinione: se Dante Alighieri si fosse trovato a Piazza Armerina in questi giorni avrebbe riscritto così una terzina della sua Divina Commedia:
Ahi serva Piazza, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
Maurizio Prestifilippo
Per correttezza di informazione foto del volantino promozionale del M5S: