Per la provincia di Enna la data di domani domenica 21 settembre 2014 potrebbe passare alla storia. Il Comune di Piazza Armerina ha infatti convocato i propri cittadini ad esprimersi attraverso il referendum per confermare, o meno, la scelta del Consiglio comunale di aderire ad un Consorzio di comuni diverso da quello ennese. Sul dibattito sempre più acceso tra i pro e i contro pesa l’incertezza della normativa regionale in ordine alla tipologia referendaria. Facciamo il punto con Massimo Greco che notoriamente ha avversato questa legge presso il tavolo di studio regionale di cui ha fatto parte.
Perché Piazza Armerina dovrà interpellare i propri cittadini per confermare la decisione politica di uscire dal consorzio ennese e la medesima procedura non è prevista per i Comuni del messinese che hanno deciso di uscire dalla ex Provincia di Messina?
Il legislatore regionale, che come abbiamo più volte detto ha fatto una delle peggiori leggi della storia del Parlamento siciliano, non prevede il referendum nel caso in cui un Comune decide il distacco da una delle tre Città metropolitane. Nel caso dei Comuni del Messinese, solo i 51 facenti parte dell’area metropolitana sono esonerati dallo strumento referendario. E fra questi non figurano tutti quelli che ad oggi hanno già deliberato di entrare nel consorzio ennese.
Quindi Mistretta, Pettineo ecc… dovranno indire i referendum ?
Secondo me sì, è un assurdo della legge di cui non si comprende la ratio ma è scritta così all’art. 9. Del resto Catania, Palermo e Messina prima ancora di essere state individuate dallo stesso legislatore Città metropolitane sono, in sede di prima applicazione e fino all’approvazione delle procedure di ricostituzione dei nuovi enti intermedi, Liberi Consorzi di comuni. Quindi l’eventuale distacco di un Comune, non incluso nell’area metropolitana secondo i criteri individuati nel 1995, non è altro che un distacco dal Consorzio di comuni d’appartenenza.
Ritorniamo sulla questione del quorum. L’Assessore regionale alle Autonomie locali Valenti sostiene che i referendum sono validi solo in presenza di quorum
I Giuristi non sono dello stesso avviso, i referendum previsti dalla riforma sono di tipo confermativo e come tali, secondo principi presenti nell’ordinamento che non posso illustrare in questa sede, non necessitano, a differenza di quelli di tipo abrogativo, un particolare quorum da raggiungere.
Dobbiamo aspettarci una raffica di ricorsi al TAR?
Sicuramente, quando il legislatore non è attento, come in questo caso, a pagarne le conseguenze sono i Tribunali Amministrativi chiamati a colmarne le lacune ed a promuovere interpretazioni creative delle confuse e contradditorie disposizioni di legge. Ma vi è di più, come prospettammo in sede di controllo presso l’Ufficio del Commissario dello Stato, questa legge presenta numerosi vizi di costituzionalità che saranno, verosimilmente, sindacati dalla Corte Costituzionale.
Ultima domanda. L’ARS su cosa sta lavorando?
Che io sappia sta lavorando sulla individuazione delle funzioni amministrative da affidare ai Consorzi di comuni nel contesto di una necessaria proroga delle attuali gestioni commissariali. Mi rendo conto che è assurdo pretendere dai Comuni di fare scelte in bianco ma è con questo legislatore siciliano e con questo Governo che dobbiamo confrontarci giornalmente.