Leonforte. Feste e pettegolezzi

Passata la domenica della magra delle pesche, il paese, ancora euforico per il successo che gli è valso la nomina per il prossimo Expò, festeggia la Madonna della Catena. Sarà poi la volta della Sacra Famiglia, prima fu la Madonna della Mercede, prima ancora l’Assunta, la Madonna del Carmelo, S. Giuseppe, la Settima Santa, l’Annunziata, Santi vari: minori e maggiori, ieratici, estatici, vegliardi e ubiqui per poi finalmente ricominciare da capo. Parrebbe un bel posto, Leonforte: allegro, devoto, desideroso di far festa in comunione coi santi e coi parenti tutti e invece… Invece il litigio e il pettegolezzo dominano incontrastati l’aere. Non c’è processione senza pellegrine in fila per due, che fra un Ave Maria e un ora pro nobis manchino di mettere in mezzo panze, fuitine e male cose. Dette, sentite e riferite col beneficio del dubbio certo, ma intanto ribadite. Non c’è messa domenicale che non rumoreggi di sussurrati bisbigli all’insegna dell’”hai vista?”. Non c’è altarino di veli matrimoniali innalzato al dominus rionale, che pecchi di rosari intermezzati da “io lo sapevo o io lo so già da tempo o io l’avevo detto”. Pare ora che l’amministrazione voglia suggerire una nuova festa: San Atino. Si racconta che San Atino una volta trasformò in un fiat un’anonima provincia siciliana nella discarica di tutte le discariche, in un fiat! Contenti per la proposta i paesani ancora prima di decidere il giorno della festa, hanno già provveduto a montare edicole per ogni dove: materassi singoli e matrimoniali distesi per tutta la lunghezza o arrotolati, divani a due e quattro posti, poltrone fiorate-rigate e pure a pallini, elettrodomestici grandi e piccoli e mobilio vario, adornano infatti ogni traversa e per evitare che i viciniori, gloriosamente votati alla karaoke, ci levino la festa una confraternita approntata all’uopo si è già messa allerta.


Gabriella Grasso