Mentre Capizzi respinge la proposta avanzata dal consiglio comunale di aderire al libero consorzio di Enna e Mistretta sospende la procedura attivata in attesa che l’ARS decida come completare il processo di riforma dell’ente intermedio, il progetto di estendere i confini della provincia di Enna sembra allontanarsi. Ne parliamo con Massimo Greco che oltre ad avere seguito da Presidente del consiglio provinciale tutta la vicenda, se ne sta occupando da studioso attraverso uno specifico progetto di ricerca all’Università Kore di Enna.
La macchina sembra essersi inceppata, dobbiamo ancora crederci?
Era prevedibile che la macchina s’inceppasse per almeno tre motivi: 1) perché, come già detto, la legge regionale è un pasticcio e l’istituto referendario mal si concilia con lo spirito consortile dei Comuni che vogliono liberamente associarsi per esercitare in modo integrato solamente alcune funzioni amministrative di area vasta. 2) perché il progetto di creare un sistema territoriale che aggreghi le aree interne della Sicilia non deve necessariamente coincidere con le modalità applicative della legge regionale. Al contrario, in presenza di una legge fatta così male è opportuno ragionare come se la stessa non ci fosse. Il caso Mistretta dimostra proprio questo sospendendo l’adesione al consorzio ennese. Perché lega l’adesione al progetto all’esito della riforma. Quindi, al fallimento della legge di riforma dell’ente intermedio segue il fallimento del progetto. Nulla di più sbagliato. 3) Per rendere appetibile il progetto bisogna coinvolgere non solo le Istituzioni comunali individuate, ma anche le rispettive comunità, coinvolgendole attraverso incontri con le forze sociali e imprenditoriali locali e facendo emergere tutte le tipologie di legame tra i nostri territori e quelli delle consorelle aree interne della Sicilia sedimentate nel corso del tempo. Mi riferisco a scambi culturali, ma anche ad intese commerciali, ad interessi economici condivisi ecc. Solo così comunità divise e differenziate possono sposare il medesimo progetto. Avevamo già stigmatizzato, in quanto assolutamente non bastevole, la sola pacca sulle spalle data ad alcuni Sindaci per ottenere l’auspicata adesione dei rispettivi comuni.
E quindi che si fa adesso?
Bisogna assecondare con atteggiamento minimale e formale l’applicazione della legge di riforma delle province, anche nella considerazione che all’ARS si brancola nel buio, e lavorare invece con il massimo impegno sul progetto in questione facendo comprendere agli interlocutori che le dinamiche dello sviluppo locale dei territori sono indipendenti dalle vesti istituzionali che, tutt’al più e solo in presenza di una riforma di alto profilo (che non ricorre affatto nel caso in specie), potranno corredare il progetto.
Gli incontri itineranti che stanno facendo in questo periodo il Presidente Salerno e il Sindaco Garofalo per promuovere il progetto vanno in questa direzione?
Assolutamente sì, mi auguro che anche loro non si facciano influenzare dall’andamento acrobatico della riforma fortemente voluta dal Governatore Crocetta.