Soffiare e succhiare contemporaneamente non si può. E’ un detto ligure che si presta forse a molteplici traduzioni tra le quali la più appropriata potrebbe essere questa: “non si può dire una cosa e contemporaneamente dire il contrario”. Nell’era del berlusconismo ieri e del Rezusconi oggi sembra essere il leitmotiv della comunicazione di una certa generazione di neo politici/amministratori/guru che si fanno precedere da un cancelletto o hashtag per abbreviare il loro pensiero e si compiacciono dal numero dei “mi piace” dei loro seguaci – tifosiadognicostoqualsiasicosadiceilcapo. La tattica a tutti i livelli della politica è sempre la stessa: oggi dico una cosa (che fa piacere ad una parte di cittadini), poi la smentisco (per accontentare la parte opposta), poi do la colpa ai sindacati che hanno rovinato l’Italia, ai giornalisti che disinformano, ai gufi, ai populisti e successivamente si affidano a frasi del tipo: “non mi fanno lavorare”, “i poteri forti non mi comandano” fino ad arrivare a considerarsi una vera e propria vittima di un’opinione pubblica che “non mi merita (frase ripetuta da sempre)“. Per non dire poi della tattica dello scontro generazionale che Renzi ha introdotto in maniera più marcata a tal punto che oggi sta accadendo che un uomo o una donna appena compie cinquant’anni, per non essere considerato già oltrepassato si affretta a dire che di anni ne ha ancora quaranta e che ha una verginità politica e sindacale la qual cosa gli consente di poter aspirare a poter occupare tutti gli scranni del potere da quello di primo ministro a semplice consigliere comunale con la qualifica di “esperto” per distinguersi da tutti coloro che “si sono mangiato l’Italia”: democristiani, socialisti, comunisti, sindacati, giornalisti, uomini di destra e di sinistra. Soffiare e succhiare contemporaneamente non si può. Nella generazione del sessantotto si sarebbe parlato di coerenza. Conformità tra le proprie convinzioni e l’agire pratico. I giovani rifiutarono progressivamente il mondo dei padri e degli adulti in genere innescando un conflitto generazionale liberatorio e benefico che portò ad una ventata di verità su rapporti e legami incrostati di ipocresia e vuota retorica. Il problema è che confondiamo oggi l’essere coerenti con i comportamenti esteriori, utilizzando spesso l’accusa di incoerenza (populismo ) per indurre gli altri ad agire come noi vogliamo o ci aspettiamo. Come possiamo difenderci? L’arma ufficiale è il voto. La Costituzione gli affianca anche il diritto di sciopero ma l’arma migliore tra le due è quella del potere di influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede (Don Milani). Almeno si avrà avuto il coraggio e la coerenza di dire ciò che si pensa.
Agostino Vitale