Qualcuno impreca. Qualcun altro s’indigna sbraitando in modo che possa essere sentito da chi gli sta accanto, sviscerando le più argute argomentazioni per il bene della collettività. Loro sanno come far bella mostra di sé, sono i sapientoni di paese che danno così sfogo a velleità represse per sentirsi vivi, pronti a fare spallucce nell’attimo successivo. Terminata la sfuriata, sacrosanta per carità, si apprestano a vestire il ruolo di pulcino indifeso, quando gli si fa notare che un’azione efficace sarebbe quella di rivolgersi a chi di dovere. Ciò per evitare che nei fatti non si rivelino come i monaci di Mazzarino pronti a predicare bene davanti agli altri e a rimangiarsi tutto l’attimo dopo, dietro l’angolo.
“Questo è un paese di cani e di merda”, così esordisce vociando, a qualche metro da me un mio compaesano, cercando di catturare l’attenzione dei presenti, tra cui quella del sottoscritto. Gli specialisti chiamano questo fenomeno “diffusione della responsabilità”, ognuno pensa che non gli compete prendere un provvedimento, che basta solo strepitare qualche frase ad effetto, perché nel concreto c’è qualcun altro che lo farà al posto suo e certi sproloqui – che possono avere una matrice positiva se indirizzati nella direzione giusta – finiscono col generare prepotenti mutismi che giorno dopo giorno non fanno altro che cementificare quell’abisso in cui siamo sprofondati, costringendoci ad un appiattimento che ci toglie il respiro, che ci vuole lobotomizzare, che inevitabilmente ci renderà cittadini sempre più scadenti, inadeguati a gestire una comunità degna di questo nome.
Io nutro – e lo dico senza tema di smentita – un grande affetto e sincera amicizia per gli amici a quattro zampe, ma qua il problema non sono loro, bensì i relativi padroni che pur di seguire le mode imperanti del momento e di cui sono schiavi, non si adoperano per rimuovere le eventuali, fisiologiche, deiezioni dei loro animali.
Quindi occorre – a mio avviso – una seria campagna di scolarizzazione sull’argomento. Successivamente – questa è solo una mia idea – si potrebbe pensare di collocare nei punti strategici – dove si registra una maggiore affluenza – dei distributori di sacchetti in modo da agevolare i proprietari sopra menzionati alla salvaguardia del decoro e della pulizia del suolo pubblico.
L’ultimo passo chiamerebbe in causa gli organi preposti, che dovrebbero adoperarsi mettendo in atto misure utili a stroncare questo fenomeno, in modo che i marciapiedi non diventino un campo di battaglia e, nell’impostura di questa stagione politica che ci tiene prigionieri, restituire un po’ di meritata dignità.
Ing. Salvatore Antonio Prospero Virzì
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