mercoledì , Ottobre 9 2024

Il medioevo…

briganteNegli ultimi giorni la cronaca politica ennese si è dedicata al medioevo ed alla collocazione dei fenomeni odierni nell’era di mezzo, da un lato Patto per Enna che accusa il PD, anzi il PDC ennese di avere atteggiamenti ed uomini che si potrebbero collocare in un medioevo buio, con le paure millenaristiche e le accuse di stregoneria, eresia e satanismo, dall’altro il Prof. Salerno che, salvando lo stesso medioevo, rintuzza ogni colpo della tenzone.
Personalmente, ed amo molto il medioevo con tutto il suo portato, la questione mi pare veramente mal posta, che ci sia l’accusa, per niente velata, del PD ennese al gruppo dei pattisti di essere gente che non sa far altro che lamentarsi ed accusare, non mi pare da mettersi in dubbio, che qualcosa, nel tempo, il PD abbia fatto, non mi pare neanche questo sia dubitabile. Di certo quel che non vedo è un dibattito politico teso alla individuazione di una strategia nuova per la città ed il territorio. Non me ne vogliano i cavalieri disfidantesi, ma me ne cale veramente poco di capire se posso puntare il dito solamente verso il PD Crisafulliano per lo sfacelo di ATO Rifiuti. Quel che so è che ad oggi tutti, e sottolineo il tutti, ci ritroviamo eredi di una mostruosa belva da bestiario, incapace di far quello per cui era nata (ufficialmente) e divoratrice di risorse.
Di questo mostro, come di altre, tante, troppe cose fatte a sghimbescio e cose non fatte, la paternità è come dire diffusa a percentuali differenziate verso la politica locale, chi più, chi meno, dovrebbe dirsi responsabile della negletta figliolanza. Oggi al cittadino serve capire come superare tutto questo, come uscirsene da un quadro che farebbe pensare solamente ad una soluzione di fuga. Enna è da un lato oberata da problematiche economico finanziarie e politiche da paura e dall’altro destinata a vedere ridotto il suo ruolo a quello di cittadina montana dell’interno di una povera isola in una povera nazione…
L’Università, al di là di ogni possibile critica, è una realtà che comunque macina, coinvolge, porta movimento, va da sé che si debba quindi metter dentro il paniere delle cose che vanno difese, e tra queste metterei il valore immenso di un territorio che per la sua natura e per il suo patrimonio di cultura rurale meriterebbe ben diverse attenzioni da parte di chi si picca di far politica. Tanto per non andare lontano mi piacerebbe giocare a contare quante volte in Consiglio Comunale sono state citate le Riserve naturali di Rossomanno e Capodarso, ambedue in territorio comunale di Enna, o, ma lì veramente vincerei facile, il Sito di Importanza Comunitaria di Monte Cannarella…
Penso pure alla necessità imperativa di difendere i nostri prodotti, di giungere alle DE CO, di seguire passo passo la produzione primaria, il grano, la caseificazione, le filiere dei cereali, la riscoperta delle antiche sapienze e colture/culture.
Un paradosso? Presto detto, Enna dà alla Sicilia tutta menti considerate d’eccellenza nel campo della difesa e della conoscenza della ruralità e della natura, le stesse menti sono considerate ad Enna città semplicemente “distruttrici di cabbasisi che per cultura sono use a mettere in dubbio la voce unica del gran partito”.
La politica oggi deve non tanto indignarsi per quel che la trasformazione dello Stato sta facendo accadere (faccio interamente mie le riflessioni di Massimo Greco), quanto progettare il proprio luogo in ragione di quel che è e sarà la futura forma stato. Questo vale anche per le scelte di rappresentanza, ieri era importante eleggere nei civici consessi gente che avesse soprattutto un portato partitico di rilievo, oggi dovremmo sterzare alla grande e puntare su amministratori che il territorio conoscono, comprendono, immaginano al di là di altrimenti spente parole d’ordine. Ovviamente qualcuno penserà: “si sta facendo la campagna elettorale”! e che lo pensi, tranquillamente, anche questa banalità dell’accusa ad ogni possibile “pubblicizzazione” delle proprie idee come di una lesa maestà al gruppetto che solo ha diritto a pensarsi amministratore la considero un portato di un quadro politico oggi vecchio e becero che non può che andare al macero. Rottamare? Io direi piuttosto “superare” superarli tutti, siano essi i vecchi nomi degli anni novanta e duemila, siano semplicemente i personaggi che alla loro ombra hanno pascolato.
Allora ben venga il confronto che Patto per Enna chiede a Salerno, ben venga ma ad una condizione, che sia fatto non sulla possibilità di accusarsi l’un l’altro sulle percentuali di responsabilità per le pessime o buone scelte del passato ma sulla possibilità di scegliere vie per un’idea paese che, posto ora, non mi pare giunga a galla.
Medievalmente… un convivio.

Antonino Testalonga


(frutto di discussione davanti ‘na tazzina di caffè con Giuseppe Maria Amato)


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