La provincia di Enna non riesce a produrre turismo come dovrebbe. Sono tanti i problemi (strutturali e infrastrutturali) che ne ostacolano il normale andamento e, tra questi, purtroppo, non mancano neanche quelli organizzativi. Mancanza di esperienza ? E’ probabile. Mancanza di programmi? Certamente. Siamo ancora fermi al turismo culturale e non si fa nulla per differenziare e ampliare la nostra offerta, così come dovremmo per ridare nuova linfa al settore. Le risorse non mancano.
Allo stato attuale, tutte le attenzioni si concentrano su Aidone (Museo e zona archeologica di Morgantina) e Piazza Armerina (Villa Romana del Casale). Giusto, nulla da eccepire. Si tratta delle maggiori attrazioni turistiche della provincia di Enna. Solo che, a quanto pare, queste due se pur straordinarie attrazioni, non sono sufficienti a produrre turismo. Ne danno conferma gli impietosi numeri degli arrivi e delle presenze turistiche.
Dobbiamo allora darci una mossa. Nel presente, con la crisi ancora in corso, non sono pensabili investimenti di una certa importanza, né da parte degli enti pubblici né da parte dei privati. Si deve pensare a qualcosa di diverso che, con molto impegno e poca spesa, possa dare buoni frutti rianimando il settore.
Ho letto con interesse del recente incontro, dello scorso 11 dicembre a Sala Cerere, per la presentazione del progetto di promozione turistica “TypicalSicily, le terre dell’ennese”. Una iniziativa del Comitato Siciliano delle Pro Loco, attuata da Unpli Enna con il sostegno del Gal Rocca di Cerere su fondi Psr 2007-2013. Interessante, soprattutto, l’accenno al fenomeno del turismo esperienziale, questa forma nuova di turismo, che, se applicata, potrebbe aprire orizzonti nuovi e offrire ai turisti esperienze nuove e interessanti con poca spesa.
Nel nostro territorio la materia prima non manca. C’è un mare di risorse ancora tutte da esplorare e valorizzare. Si tratta di interessanti bellezze culturali e naturalistiche che, se attentamente studiate e organizzate, potrebbero aprire la strada a questa nuova forma di turismo e metterci nelle condizioni di colpire l’innato senso di curiosità dei turisti, quelli che da noi arrivano e subito ripartono, per convincerli a rimanere qualche giorno dalle nostre parti per fare “esperienze” nuove.
Andando da Aidone o Piazza Armerina verso Enna si intercetta subito l’interessantissimo patrimonio naturalistico di Rossomanno. Poco più avanti, si incontra il Parco Minerario Floristella e poi Pergusa ed Enna che, un tempo, sono stati il motore di crescita del turismo provinciale. Tutte risorse, purtroppo, turisticamente improduttive.
Rossomanno unisce alle bellezze ambientali e paesaggistiche un grande interesse storico-archeologico. La contrada fu abitata sin dall’ VIII secolo a.C., come attestano i resti del villaggio indigeno fortificato di Serra Casazze, ellenizzato e poi distrutto nel XIV secolo dagli Aragonesi. La sua storia è ben documentata dai reperti custoditi nel Museo Archeologico Varisano di Enna. Interessanti tracce dell’abitato preistorico si trovano ancora sparse in vari punti di quel sito. Al suo interno sopravvivono anche gli imponenti ruderi di un convento di monaci benedettini abitato fino al XVIII secolo.
Vi si può accedere dall’ampia spianata parcheggio del Parco Ronza. Tutto il territorio boscato è interessato da una fitta rete viaria (strade di servizio antincendio in terra battuta). L’uso di questa viabilità potrebbe consentire interessanti e lunghe escursioni alla scoperta di luoghi e paesaggi di raro fascino e interesse. I mezzi di locomozione potrebbero essere le gambe, se in buono stato, il cavallo, le mountain bike, le biciclette e anche un trenino elettrico su gomma per i gruppi (viene usato in tanti parchi d’Italia). Lungo il percorso dovrebbero essere predisposti: punti di sosta panoramici attrezzati con sedili in legno; pannelli (in legno) didattici, didascalici e segnaletici, per illustrare i percorsi, segnalare i punti di osservazione e agevolare la conoscenza della flora e della fauna presente nel parco; ripari e servizi igienici; quant’altro potrebbe rendere piacevole e attraente l’ escursione nel rispetto delle naturali caratteristiche del luogo. All’ingresso, in uno dei tanti gradevoli edifici dell’Azienda Foreste Demaniali, potrebbe anche essere predisposta un’area shopping di prodotti tipici locali, dell’artigianato e alimentari.
Per i turisti più intraprendenti, che riuscissero a raggiungere il sito archeologico di maggiore interesse, la sorpresa o premio finale: un rifugio, munito di servizi, in cui rilassarsi e nel quale assistere, comodamente seduti, alla proiezione di un filmato predisposto per raccontare l’antica storia di quei luoghi e di quell’antico abitato, per farli rivivere ricostruendoli e rappresentando i vari aspetti di vita dei suoi primi abitanti, i loro lavori quotidiani e la loro creatività. Sarebbe un fatto estremamente positivo, una esperienza assolutamente nuova per i turisti, specie se stranieri, da vivere e raccontare ad amici e parenti ritornando al proprio paese. Il “passa parola”, si sa, è il modo migliore di fare pubblicità. Alla fine, sarebbe utile offrire agli stessi turisti assaggi di nostri prodotti tipici.
Il Parco Minerario Floristella, che qualcuno ha definito un museo a cielo aperto, è uno dei più importanti siti di archeologia industriale del Meridione d’Italia. Al suo interno sono ancora visibili le gallerie, le strutture, le apparecchiature e gli impianti utilizzati per l’estrazione dello zolfo, Inoltre presenta anche aspetti paesaggistici e naturalistici di rilievo.
Una sala dell’annesso Palazzo Pennisi potrebbe essere utilizzata per offrire ai turisti il racconto, attraverso una sintesi di vecchi filmati, dell’attività estrattiva dello zolfo, delle condizioni di lavoro dei minatori e del disumano sfruttamento dei bambini (i carusi da surfara) in cambio di una misera paga.
Non dovrebbe essere trascurato, come è in uso in tanti musei del mondo, uno spazio interno o esterno dedicato ai bambini, utile alle famiglie di turisti con bimbi al seguito.
Un’altra esperienza del tutto nuova e piuttosto interessante da raccontare. Anche qui, l’offerta di assaggi di prodotti tipici e la presenza di un’area shopping potrebbero diventare veicolo di promozione turistica.
Proseguendo si arriva a Pergusa che, onestamente, non è più quella ridente e accogliente oasi di una volta. Qui c’è veramente tanto da fare per restituirle, dopo tanto abbandono, l’attrattiva e la dignità di località turistica di una volta. Se ne è parlato ampiamente in precedenti articoli pubblicati da ViviEnna, ai quali rimando il lettore interessato.
Sia Pergusa che la vicina città di Enna hanno tante cose interessanti da mostrare e raccontare, tante esperienze culturali e naturalistiche da proporre per conquistare e fermare i turisti frettolosi.
Ho voluto far conoscere queste mie poche riflessioni sull’argomento turismo per stimolare la fantasia dei tanti Ennesi che, praticando e conoscendo bene il territorio e la sua storia, potrebbero dare un buon contributo di idee sullo stesso argomento.
I promotori del progetto di promozione turistica “TypicalSicily, le terre dell’Ennese” e i responsabili del Gal Rocca di Cerere sapranno certamente come organizzare al meglio questa loro offerta turistica per dare slancio al settore utilizzando responsabilmente i fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea per le attività turistiche.
angelinofondacaro@yahoo.it
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