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Palermo: Tre sull’altalena. Essere o non essere.. innanzi a Dio?

tre su altalenaSono proprio uno spettatore fortunato, anche oggi mi ritrovo tra una masnada di studenti, quale migliore pubblico per giudicare la “presa” di uno spettacolo. L’apparizione sulla scena di tre sagome da tre diverse porte richiama subito l’attenzione e il silenzio di tutti.

Un agente dei servizi segreti, un industriale e uno scrittore fanno ingresso nell’abitazione alternandosi e disorientandosi in una casa che sembra ora una ditta, ora una pensione, ora una casa editrice.

Come se non bastasse sono costretti a passarvi a causa di un allarme antismog, con la sola compagnia di una bibbia, una guida telefonica di Singapore e un frigorifero dal quale ognuno prende ciò che desidera dalla birra alla “cioccolata calda”.

Lo scrittore, interpretato da Fabrizio Romano, ha una spiegazione alquanto filosofica del tutto “il mondo come volontà e rappresentazione, ognuno desidera vedere ciò che vuole vedere” come dice Schopenauer.

L’industriale, Vincenzo Ferrera, ha poco da filosofare piuttosto una visione macabra lo porta a considerare il posto come “la casa dei morti”. L’agente, interpretato da Massimiliano Geraci, si mostra il più pratico, sarcastico e ridanciano, trascorre il tempo nei modi più svariati: lavandosi i piedi, raccontando barzellette grottesche e che riconducono alla morte, ridendo di sé e degli altri. E fin qui, l’atmosfera è buffamente paradossale, enigmatica ma giocosa. I tre non hanno nulla da dirsi, non resta che confrontarsi su temi come la vita, la morte, il libero arbitrio, il mistero, la ragione e la fede.

Poi, la domanda inquietante dell’industriale “Chissà che non sia questo posto tra la vita e la morte. Quando si è soli si aspetta che arrivi qualcuno e non arriva, ci si racconta storie e poi un dettaglio strano. E se fossimo morti. Se questo fosse il limbo tra la vita e la morte’?.

D’improvviso l’angoscia degli attori è la stessa del pubblico, ma dove ci troviamo? Chi abbiamo davanti? Dei vivi o dei morti? Dondoliamo in un instabile equilibrio tra vita e non vita come in un’altalena? Senza saperlo? E se mancasse solo la venuta di Dio e del suo giudizio finale per porre fine al mistero? Se si fosse in un punto di non ritorno? Anzi di non uscita, visto che i tre non possano uscire se non dalla porta da cui sono entrati. Cos’altro fare se non .. piangere .. o pregare?

Oppure confessarsi e pentirsi dei propri peccati quando fa ingresso nell’abitazione un quarto uomo, interpretato da Antonio Puccia, venuto “a fare pulizie” . E’ venuto per giudicare i vivi e i morti? E fare una pulizia radicale? Questo e altri interrogativi tormentano l’industriale Ernesto nell’osservare il signore delle pulizie dal fare “equivocamente celeste” ; l’agente, nel dubbio che si possa trattare di Dio, invita i presenti a crederci e perché no a dare una mano nel rassettar casa.

E’ forse in quest’ultimo atto di collaborazione e remissione che si racchiude il mistero del testo di Luigi Lunari “Tre sull’altalena” tradotto in più di venti lingue e rappresentato in tutto il mondo.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo Stabile dove sarà in scena sino al 27 gennaio, è diretto da Alfio Scuderi; protagonisti sono: Vincenzo Ferrera, Massimiliano Geraci, Fabrizio Romano e Antonio Puccia; costumi di Daniela Cernigliaro.

Livia D’Alotto

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