venerdì , Aprile 19 2024

Q – UN UOMO CHIAMATO CAVALLO

UN UOMO CHIAMATO CAVALLO
Riti e tradizioni per le elezioni comunali ennesi.

Tutti avranno pensato che anche noi di Q ci saremmo uniti all’argomento del giorno, l’elezione del Presidente della Repubblica. In qualche modo è vero, perché proveremo ad applicare l’analisi dell’elezione romana per arrivare qui da noi, nell’ormai prossimo ex capoluogo più alto d’Italia.
Sembra ieri che si è insediato il sindaco Garofalo e, oplà, sono passati quattro, scusate cinque anni e nemmeno ce ne siamo accorti!

Capitolo 1.
Angelo Argento, amico personale di Enrico Letta e stranamente oggi pure uomo di Renzi, dice che le primarie per statuto del partito (democratico) non si fanno nel caso ci sia in campo il sindaco uscente, o qualcosa di simile. Infatti cinque anni fa il buon Gaspare, agnello di nome e di fatto, fu sacrificato al bene comune, ufficialmente si ritirò e si fecero delle inutili primarie. Inutili perché scontate nel risultato (Crisafulli contro il Carneade di turno), inutili perché, manifesti alla mano, il Senatore fu costretto ad abdicare senza nemmeno essere stato re. Valeva la pena?
A furor di popolo fu allora nominato candidato Paolo Garofalo. “A furor di popolo” è solo un’espressione fatta, perché gli ennesi non si infervorano facilmente e perché il furore gli ennesi lo hanno covato pazientemente per cinque lunghi anni senza darlo mai a vedere.
A leggere il suo curriculum c’è da rimanere stupiti di quante cose abbia fatto e di che qualità: formazione, lavoro, politica, pubblicazioni, giornalismo, attività didattica addirittura a livello universitario, etc.; noi ne siamo contenti e come noi furono contenti anche i tanti ennesi che nel 2010 lo elessero sindaco a secondo turno contro lo sfidante professore. Siamo tuttora contenti per lui e lo saremmo di più se avesse fatto qualcosa pure come primo cittadino.
Ma torniamo al punto. Nel 2010 esisteva ancora l’MPA e governava a Palermo don Raffaele e tanti erano i suoi sostenitori anche da noi (così come fortunatamente i suoi critici avversari). Se è per questo esisteva pure il Popolo delle Libertà, nato sul predellino dalle spoglie di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Esisteva sulla carta una maggioranza di centro-destra ed esistevano i loro leader locali (deputati l’uno nazionale, l’altro regionale). Uno dei due (che dicono esista ancora mentre dell’altro non si hanno più notizie) in quell’occasione si inventò un nuovo candidato, anzi candidata, che si fece onore in mezzo a tanti maschi e nulla più: abbandonata senza essere stata nemmeno sedotta, se non da belle parole e progetti, e questo è quanto.
Fu un ballottaggio nelle migliori tradizioni ennesi, perché il muto soccorso di quelle forze non esattamente dello stesso colore, che in passato avevano ricevuto in dono a loro volta l’elezione di un sindaco di centro-destra, funzionò ancora una volta, con vantaggi tangibili solo per pochissimi.

Capitolo 2.
Un sindaco decisamente più giovane della media di tutti i suoi predecessori lasciava ben sperare. Non era ancora l’era di twitter ma anche solo facebook fece la sua parte. Un sindaco che anima(va) la movida ennese come farebbe un qualsiasi giovanotto non è cosa da poco, dopo la tripla A (che non significa apprezzamento da parte di Standard&Poor’s ma solo Alvano, Ardica, Agnello) che non ha certo brillato per rapporto con le giovani generazioni!
E poi era ed è un politico che viene da lontano, figlio d’arte e consigliere comunale già nel 1990 (PSI) ha attraversato l’intera carriera politica locale (ancora consigliere e capogruppo dieci anni dopo e assessore all’urbanistica con il suo predecessore). Da lui sinceramente ci saremmo aspettati qualcosa di più, vista l’esperienza. Anzi ci saremmo aspettati qualcosa, come diceva Nanni Moretti. Invece niente, nulla, nada.
Ad esempio ad una giunta “tecnica”, decorosa nei nomi e nelle professionalità che esprimeva (lo specchietto per le allodole, che saremmo noi), è succeduta una giunta “politica” di livello tale da risultare “non classificata”. L’idea era forse quella di una giunta “alla Renzi”, tutti uomini suoi, fidati (qualcuno viene addirittura dalla comune esperienza nella prima repubblica), che non rispondono ad alcun partito ma solo al sindaco, ma non ci saremmo mai aspettati uomini di cui non riusciamo a ricordare nemmeno i nomi ancora adesso che sono ancora in carica. Lo stesso PD ortodosso non può lamentarsi, perché ha espresso un nome improbabile per un ruolo di vertice in giunta che, senza nulla togliere alla persona, la dice lunga sulla lungimiranza di una classe dirigente fino ad ora ritenuta eccezionale!
Dalla sua lunga esperienza politica ci saremo aspettati anche un rapporto con le opposizioni più costruttivo, meno arrogante. Invece sembra aver contagiato anche i suo assessori, che sembrano essere piuttosto dei ministri e a volte non si segnano nemmeno di andare nelle commissioni consiliari!
Cosa avrà voluto dimostrare? Era la battuta tormentone di una coppia di comici. Non lo sapremo mai. Ci risulta che nel suo partito ne abbiano le scatole piene, e non solo il gruppo consiliare dei cosiddetti dissidenti, che praticamente se ne sono andati ancora prima di vederlo all’opera (si fa per dire), ma anche le tre componenti interne di estrazione comunista, democristiana e socialista: proprio una bella sintesi del partito democratico, ma tutta contro di lui. Naturalmente sono solo indiscrezioni, perché nessuno di noi ha notizie di prima mano e la signora Segretario comunale sembra addirittura tutta dalla sua parte, almeno a leggere le sue dichiarazioni. Ma la verità è che quella di Enna dicono essere l’ultima sezione comunista d’Italia, perciò zitti e pedalare!

Capitolo 3.
I bene informati dicono che comunque alla fine il bel Paolo (più rughe di Renzi ma meno di Berlinguer e proprio niente di Craxi) non si candiderà e che gli incidenti giudiziari, apparentemente inconsistenti, saranno solo una buona scusa per togliere il disturbo.
Cosa ci sarà dopo di lui? Dentro il PD qualcuno torna a ripetere il vecchio nome ingombrante di Mirello, come se due ritiri non fossero già abbastanza; qualcuno sfacciatamente si candida ufficialmente (chi dopo aver attraversato nei due sensi l’oceano atlantico della politica ennese senza che si veda la scia, chi con più coerenza e qualche merito ma in qualche modo autoreferenziale). Storie già viste. Pochi ricordano che cinque anni fa proprio loro due si candidarono alle primarie e poi ritirarono la loro candidatura.
Qualcuno infine fa timidamente il ragionamento giusto, quello che in questi giorni ha riunito l’intero PD nazionale e addirittura l’intero centro-sinistra, anche solo per la mattinata di gloria prefestiva del 31 gennaio. Un tecnico ma con esperienza politica, un moderato ma progressista, uomo di sinistra ma di estrazione cattolica, un professionista e galantuomo intransigente ma capace di giusta mediazione.

L’uomo c’è e qualcuno ne ha già fatto il nome. Ha attraversato già la “prova del dolore” come il protagonista del film cult degli anni ‘70: Un uomo chiamato cavallo. Ci teniamo tanto e ne parleremo con la solita ironia e un po’ d’affetto come l’uomo chiamato Camillo. Speriamo bene.
Nella prossima puntata vi faremo il resoconto di ciò che avviene all’opposizione. Sarà un po’ più complicato ma a guardare bene potrebbe valere esattamente la stessa ricetta.

Q – G.L. Borghese



Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
Q è “plurale” anche in un senso più ampio.

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