Alla fine dell’inverno, in previsione della rinascita primaverile, il contadino inizia a dissodare, a estirpare le erbacce, a potare gli alberi da frutto tagliando via tutto ciò che vi è di eccessivo, le male crescite, i rami che possono nuocere agli alberi vicini. Tutto ciò in funzione della rinascita della nuova stagione, della miglior accoglienza della nuova linfa che porterà i frutti sospirati.
È un lavoro duro ma necessario, perché la preparazione implica la fatica ed il sacrificio se ci si vuole trovare pronti quando tornerà la vita: è quello che chiamiamo rinnovamento, a cui non si può pensare di giungere all’improvviso, senza aver meditato, senza aver seguito un percorso rigoroso.
Questo tempo, per chi crede, per il Cristiano, è la Quaresima. E un tempo di predisposizione alla rinascita, non a caso è situato tra inverno e primavera, in modo quasi simbolico, così come la Pasqua di rinascita è effettivamente la primavera dell’ anima, la rinascita dello spirito, la risurrezione dall’inverno del peccato originale per tutta la Chiesa per intervento di Cristo, Colui che con il suo sacrificio coltiva noi, il suo campo ed il suo frutteto, che siamo chiamati al sacrificio di tagliare in noi tutto ciò che è superfluo, estirpare ciò che è cresciuto male, che dobbiamo essere disponibili al dissodamento al fine di essere pronti a rinascere con la Pasqua che sta per arrivare. Dobbiamo con gioia, non con tristezza, sottoporci a questo periodo di pulizia -purificazione- che ci predisponga a risorgere nella fede accogliendo Gesù che risorge per noi, siamo chiamati a riflettere per liberarci dalle nostre colpe ma anche per predisporci a gioire del rinnovato rapporto con Dio che verrà con la Pasqua di resurrezione.
La Quaresima è dunque il tempo che precede e dispone alla celebrazione della Pasqua. Tempo d’ascolto della Parola di Dio e di conversione, di preparazione e di memoria del Battesimo, di riconciliazione con Dio e coi fratelli, di ricorso più frequente alle “armi della penitenza cristiana”: la preghiera, il digiuno e l’elemosina (vedere Mt 6,1-6.16-18). Molti cattolici credono che rinunciare a qualcosa durante la Quaresima sia un modo per avere la benedizione da parte di Dio. La Bibbia non insegna che queste azioni potrebbero avere un qualche merito agli occhi di Dio verso la salvezza (Isaia 64:6). Infatti il Nuovo Testamento insegna che il digiuno e altre azioni non dovrebbero essere fatte per attrarre attenzione: “ Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia (cioè, sii “normale”, perché ungersi i capelli era norma abituale di ogni uomo civile del tempo di Cristo), affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”, (Matteo 6:16-18). Non quindi una Quaresima di “apparenza” ma di intima “sostanza”: carità e misericordia verso gli altri, riflessione, preghiera e il digiuno –che in tutte le religioni monoteiste ha sempre avuto una importante funzione “purificatrice” e di “preparazione”- quanto meno inteso come temporanea rinuncia ad eccessi, rivalutazione dei piccoli sacrifici, predisposizione a quelli che da bambini chiamavamo “fioretti” ma, soprattutto, interpretato in positivo come sforzo a fare ciò che non ci è gradito ma è tanto grato a Dio: aprirci al prossimo, a quel “prossimo” scomodo che tutti tendiamo ad evitare, il parente con cui abbiamo interrotto i rapporti, lo straniero, il concorrente, l’avversario di tutti i giorni. A somiglianza dell’antico popolo d’Israele che camminò per quarant’anni nel deserto per essere pronto ad entrare nella terra promessa, la Chiesa, il nuovo popolo di Dio, si prepara per quaranta giorni per celebrare la Pasqua del Signore. Pur essendo un tempo penitenziale, come abbiamo già sottolineato, non è un tempo triste e opprimente. Si tratta di un tempo speciale di purificazione e di rinnovamento della vita cristiana, per poter condividere in maggior pienezza e gioia il mistero pasquale del Signore, proprio come la futura mamma in attesa si prepara, per un periodo certo non facile, faticoso, alla venuta della propria creatura, che avverrà con il dolore del parto ma che porterà un frutto di sublime felicità. Proprio come Cristo che visse volontariamente i giorni di digiuno e meditazione nel deserto, o la sofferta notte nell’orto degli ulivi, per prepararsi al grande sacrificio ed alla gloriosa resurrezione.
Il digiuno è una sana azione quando viene fatto in una prospettiva biblica. A Dio fa piacere quando smettiamo di commettere azioni peccaminose. Difatti non vi è nulla di male nel mettere da parte del tempo per riflettere sulla morte e la resurrezione di Gesù. Ad ogni modo, queste azioni non dovrebbero essere fatte solo per 40 giorni l’anno tra il Mercoledì delle Ceneri e Pasqua. Se un Cristiano desidera rispettare la Quaresima è libero di farlo. L’importante è concentrarsi sul pentimento dei propri peccati, sulla consacrazione, senza pensare di ottenere un favore da parte di Dio, né di aumentare il Suo amore per noi
Far morire l’uomo vecchio che agisce in noi. Si tratta di rompere col peccato che abita nel nostro cuore, di allontanarci da tutto quello che ci porta lontano dal progetto di Dio, e quindi, dalla nostra felicità e realizzazione personale.
Auguro a tutti Buona Quaresima e in modo speciale Buona Pasqua.
don Salvatore Minuto
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