Domenica otto marzo dibattendomi fra femminismi e antifemminismi, scendevo per il corso principale e leggevo cartelli con su scritto: strada per Enna interrotta. Subito mi è balenato il pensiero di un ricovero urgente per il nosocomio ennese, come fare in caso di necessità? Si potrebbe correre al pronto soccorso del Ferro/Branciforti/Capra e sperare nell’ordine:
– di trovare gente che non sta male proprio mentre stai male tu
– di trovare il medico competente, non indisposto e capace di usare quello che si trova “in casa”: barattoli e barattoli e barattoli di penicillina, avanzata a Pasteur
– di trovare l’infermiere in reparto, dato che essendocene uno solo e dovendosi dividere fra laboratori, radiografie, cateteri e prelievi non è cosa certa
– di non avere bisogno di punti di sutura o di ulteriori ricoveri, non disponendo l’F/B/C ne dell’una ne dell’altra cosa
– di non avere bisogno di elisoccorso dato che la chiave per accedere all’elisuperficie, non ancora normata, sta in un qualche posto che non è il pronto soccorso, tenuta da una qualche persona che non è un medico o un infermiere e che per usarla bisogna prima chiamare il 118 poi trovare il custode della chiave e in ultimo sperare che questi arrivi per tempo e senza impicci sennò…. sennò che Dio o chi per lui ci assista.
– in ultimo pregare che comitati pro e contro non si mettano in mezzo per rivendicare o rimproverare alla politica di esserci solo in tempo di elezioni…
Gabriella Grasso
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