Strada tutta in salita per la nuova società di regolamentazione dei rifiuti (SRR)

Dopo tanti e lunghi rinvii, la nuova società di regolamentazione rifiuti, meglio nota con l’acronimo S.R.R., alla quale la legge regionale affida la competenza in ordine alla gestione integrata dei rifiuti per ambito territoriale ottimale, muove i primi passi e comincia ad affrontare le problematiche più spinose. Tra queste, quella del personale è certamente la più insidiosa non solo per gli effetti occupazionali che ne derivano, ma anche per i procedimenti giudiziari promossi da alcuni Sindaci soci della liquidanda società EnnaEuno e dai nuovi liquidatori.

Facciamo il punto con Massimo Greco ponendogli alcuni specifici quesiti.

Pur di salvare tutto il personale in carico presso la società EnnaEuno la nuova SRR sta pensando di cambiare il contratto collettivo applicato ai rapporti di lavoro in essere da Federambiente a Enti Locali….
Sì è un’idea, ma di difficile applicazione, soprattutto se non trova consenzienti i lavoratori, poiché la società d’ambito, qual’è anche la SRR, è tenuta ad applicare i contratti collettivi nazionali di categoria che legittimamente e senza vincoli di contenuto vengono stipulati dalle associazioni datoriali cui risulta iscritta; essa, inoltre, può anche attivare la contrattazione collettiva di secondo livello (aziendale) demandata dai suddetti CCNL ed esercitare tutte le proprie competenze imprenditoriali e gestionali nei riguardi del proprio personale, in considerazione della natura industriale e del carattere privatistico del rapporto di lavoro ed al fine di conseguire i risultati di efficienza, quali anche la riduzione del costo del lavoro.

Ma non avevamo detto che la società d’ambito ha natura giuridica pubblica?
No, veramente abbiamo detto che questo tipo di società pubblica ha natura giuridica cangiante, quindi pubblica o privata in funzione delle finalità di volta in volta sottese agli interessi pubblici perseguiti. Il rapporto di lavoro, che è cosa diversa dalle modalità di reclutamento del personale, rimane regolato dalle norme privatistiche di riferimento.

Quindi una società pubblica per alcuni versi e privata per altri?
Esattamente, è un ibrido che il legislatore regionale ha voluto e che sta contribuendo non poco a generare il disastro nella gestione dei rifiuti in Sicilia. Ancora oggi mi chiedo a cosa serve uno strumento imprenditoriale come quello societario se, comunque, il servizio, al netto delle isolate ipotesi dell’in house, dovrà essere appaltato all’esterno secondo le regole del mercato concorrenziale. Lo strumento più adeguato non doveva essere quello societario di diritto privato ma quello consortile di diritto pubblico.

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