giovedì , Ottobre 10 2024

Cataldo Salerno: c’è speranza per una campagna elettorale leale e non volgare?

vota antonioSe il buon giorno si vede dal mattino, allora la campagna elettorale per il comune di Enna non sarà propriamente di tipo inglese, improntata al cosiddetto fair play. Tutt’altro. I primi toni infatti sembrano per lo più “a chilometro zero”, e non per genuinità ma per cortile. Molti che vanno in campagna elettorale si stanno attrezzando come se stessero andando alla guerra, anzi alla guerriglia: niente regole, niente armi convenzionali, niente rispetto per l’avversario, niente cavalleria, e soprattutto niente prigionieri. Sembrano prevalere, in questi guerriglieri senza Zapata e senza Che Guevara, le armi improprie, cioè le volgarità indirizzate alle singole persone, le falsità più azzardate, i luoghi comuni, resi micidiali dai social network, dove la verifica della veridicità è considerata un optional. Che avesse allora ragione Renzi? Che sia dunque vero che, con i sistemi di comunicazione di oggi, è preferibile non far votare la gente? o almeno farla votare il meno possibile? C’è da augurarsi di no, ma tutto lascia immaginare che ci avviamo verso una china pericolosa fatta di populismo e qualunquismo, basati entrambi su chi la spara più grossa. Non importa se una sparata sia vera o no, l’importante è urlarla per fare credere che sia vera.

Prendiamo, ad esempio, l’espressione di Pif alla Leopolda di due anni fa: “Che minchia ci sta a fare Mirello nel Pd?” e analizziamone la struttura. Se Pif non avesse usato quel “minchia” – che notoriamente nel siciliano non è un sostantivo volgare ma una figura sintattica che ha la stessa funzione del “do” inglese nelle interrogative – non ci sarebbe stato nulla di comico in quella espressione. Sarebbe stata una considerazione politica. Legittima peraltro. Magari meno legittima proferita da uno, come Pif, che nel Pd comunque non ci stava e non ci sta, ma comunque rientrante nelle libertà consentite dall’articolo 21 della Costituzione.

Peccato che Pif abbia deciso, in quella occasione, di provare a fare ridere. Nella sua struttura semplice quella sua espressione potrebbe avere un senso di verità tragica, tanto più oggi alla luce di ciò che il Pd siciliano rischia di diventare. Ma è chiaro che ora non è più Mirello a presentare qualcosa che potrebbe risultare incompatibile con il Pd, ma più probabilmente è il contrario.

E in ogni caso Mirello Crisafulli è uno che attrae le volgarità, anche di un semplicino come Pif, quasi automaticamente. In primo luogo perché anche lui usa spesso il “do” siciliano, ma soprattutto perché è una di quelle persona che o si stimano o si odiano. Gli avversari lo stimano. Ad odiarlo invece sono in tanti, in particolare coloro ai quali negli ultimi trent’anni lui ha dato molto: incarichi, ruoli, fiducia, aiuto, generosità insomma, che però non è riuscito ad assicurare per la vita. In politica, i clientes sono come gli estortori: più dai, più vogliono, e l’ultima cosa non data li fa andare in bestia, fa loro dimenticare tutto quello che hanno avuto e diventano, non avversari leali, ma nemici sleali e disposti a tutto pur di ammazzare il benefattore. E in prima fila si trovano, con il coltello fra i denti, proprio i beneficiati che non meritavano i benefici. È naturale quindi che una campagna elettorale, in cui si prefiguri la possibilità che Mirello sia candidato a sindaco, prenda facilmente la piega della volgarità. È forse per questo che Renzi non vuole, pare abbia detto, Crisafulli candidato? Può darsi.

Ne avremo comunque per altri due mesi. Per fortuna.
Si dirà di tutto su Crisafulli: che gestisce l’assegnazione dei loculi al cimitero, che determina le piogge fuori stagione, che designa di nascosto gli arbitri della Champions, che minaccia i giurati di Miss Italia, che da trent’anni fa e disfà il piano regolatore di Taormina e – of course! – da vent’anni controlla l’Università Kore che esiste da dieci anni. Questo è il refrain di ogni campagna elettorale in cui Crisafulli possa essere candidato. E non ne usciremo fino a quando non lo sarà davvero. Fino a quando non diventerà sindaco di Enna e potrà ricominciare ad aiutare i suoi futuri nemici. Ma forse alla città serve un Crisafulli che non aiuti nessuno in particolare, e che si dedichi soltanto a questa città intera, e soprattutto a questo territorio dilaniato dai troppi ex amici di Mirello.

Cataldo Salerno
Ex Presidente della Provincia di Enna

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