venerdì , Ottobre 11 2024

Leggo… non so perché, forse per cattiva ed antica abitudine, ma leggo

briganteEnna. Ieri sera si è tenuta la riunione del PD ennese, lagrime, pianti, commozione, quasi una festa tra vecchi compagni di scuola.
Un partito “famiglia”, un gruppo coeso, unito, fedele alla linea, una visione unitaria verso il sol dell’avvenire.

E poi leggo che, durante la riunione l’Onorevole Alloro, che di quel partito è ad oggi l’esponente ennese maggiormente rappresentativo, dichiara che un altro esponente del partito, Argento, che sta a Roma e che è vicino al segretario Nazionale del PD, nonché Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, sarebbe vicino ad un certo Nicastro, uomo a sua volta estremamente, pericolosamente vicino al boss Matteo Messina Denaro.

Ora avrei preferito non aver letto perché mi viene lo schifo.

Lo schifo per una Sicilia che non riesce ad avere politici “lontani” lontani da Messina Denaro, da Bevilaqua, da Santapaola, dal bullo di quartiere, dallo spacciatore, da venditore di fumo, dall’esattore di pizzi e merletti.
Lo schifo e basta. Invece di delineare politiche future, da mesi ci scassano i timpani (se fossi stato PIF avrei detto ben altro) con le reciproche accuse, con le reciproche ipotesi di vicinanza, di collateralità, con le peggio nefandezze. Scrivono, dall’alto di cattedre guadagnate semplicemente per politica che magari sarebbe meglio meno legalità e più lealtà, scrivono, sempre da lassù, che l’opposizione al capo viene soprattutto da chi è stato beneficiato e non è ancora contento.

Ripeto, lo schifo!

Che la finissero, che dicessero in maniera inequivocabile quel che ognuno sa dell’altro. Chi sono i mafiosi? Che collateralità esistono, se esistono tra le dirigenze del PD siciliano ed il potere di Cosa Nostra? Quel partito, una volta, era di Pio La Torre, era di gente che per contrastare la mafia diede la vita, oggi un tizio, un essere assolutamente inguardabile (politicamente intendo), uno che non riesce a mettere in fila tre frasi senza sbagliarne costrutto, candidato a Sindaco di Agrigento sotto il simbolo del PD si permette di supporre che ad Agrigento di mafia non ce ne sia con un copione che dà la facilissima sponda a Crozza. Che consente a chiunque al di là dello stretto di prendere per il culo tutti i sei milioni di siciliani, dei quali la stragrande maggioranza è gente onesta e vessata.

Se questo è il PD chiudetelo, gettate la chiave, bruciate il simbolo, abolitene la memoria. Mila Spicola andandosene a Roma, dichiara che non accetta certe scelte, compresa quella ennese, ma mi piacerebbe capire allora come funziona questo partito, chi decide infine? Una periferia che può tranquillamente trasformare la linea anche invertendola del tutto? Una periferia che, alla faccia di quel che accade nel Paese può decidere di puntare al governo di importanti città con inciuci da capogiro, con una mischia amorosa tra la meglio Forza Italia e la meglio dirigenza PD? E le scelte quali saranno, cosa dobbiamo aspettarci.

Enna in questo rappresenta il sublime risultato di una politica mirata esclusivamente all’esercizio del potere, alla dimostrazione della capacità di governare i sogni e disgovernare il territorio. Questa è la città nella quale se una associazione di picciotti per bene vuol fare una corsa di carretti piuttosto che al Sindaco deve fare domanda a Lui, al Sultano, a Mirello. Sindaco prima di esserlo, capo da sempre, uomo del voto sicuro.

Poi leggo facebook e, proprio stamane incontro una discussione tra “giovani”, professionisti, laureati, gente che ha costretto la propria famiglia a spendere i risparmi di una vita per formarsi bene e che, stufi della mirellocrazia discute della “fuga”, della necessità di tagliare i cordoni ombelicali con questa Madre oramai violentata nel suo esser madre.
Allo schifo si sostituisce lo sgomento.
Mi sa che me ne andrò anch’io, di nuovo tra le rocce, con l’archibugio in mano, caricato a parole che, sole, rappresentano quel che questa città ha perso: la libertà!

Antonino Testalonga

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