Meno male che l’infallibilità del Papa della Chiesa cattolica romana si configura solo quando parla “ex cathedra”. E grazie dunque a quei padri tedeschi e francesi del Concilio Vaticano I che il 18 Luglio 1870 abbandonarono i loro scanni per non dispiacere Pio IX che “dicitur” se non avesse dovuto interrompere il concilio (mai dichiarato chiuso e concluso!) per la braccia di Porta Pia del 20 Settembre di quell’anno, avrebbe forse finito per far dichiarare infallibile qualsiasi atto o locuzione del Vescovo di Roma. E’ andata bene. E dunque la “citazione storica” fatta domenica scorsa sul genocidio degli Armeni del 1915 – in verità il primo del XX secolo – la si può fare rientrare per gli effetti prodotti a livello diplomatico nella serie di citazioni a volte, forse, da non enfatizzare troppo, tra cui quella di Benedetto XVI che citando, nel 2006, Manuele II Paleologo a Ratisbona sollevò tanta polvere interpretativa e diplomatica .
In ambedue i casi il discorso non era a braccio, ma leggendo uno scritto: cioè qualcosa che volontariamente ed in un certo modo si vuol dire con i termini adoperati e senza scusante di caso locutorio sopravvenuto. La Turchia ha richiamato in sede per consultazione il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, cosa che nel linguaggio diplomatico significa ”forte irritazione per un avvenuto”. E che nei rapporti tra gli stati si mette in atto in previsione o come dichiarazione di rottura diplomatica o di guerra.
Che il capo di una Chiesa abbia il diritto di dire ciò che per la sua religione è giusto e buono non ci piove: si tratta di enunciazioni di carattere morali o religiose a difesa della fede professata ed a testimonianza di essa. Ma se quel Capo religioso è anche Capo di uno Stato – della città del Vaticano, laico – accettato e riconosciuto attraverso scambio di ambasciatori bilateralmente accreditati, costui ha da essere cauto quando parla di fatti che, per storia o avvenimenti, possano suscitare reazioni diplomatiche. Altrimenti vien da pensare che “altro è parlar di pace, altro evitar la guerra”. A pensar male, a volte…….
Porf. Giuseppe Grimaldi
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