“Sono tante le definizioni che si possono dare alla parola cucinare. Secondo la lingua italiana, il termine cucinare vuol dire preparare qualcosa da mangiare, ossia trattare in modo specifico un alimento, al fine di renderlo quanto più gradevole possibile al gusto. Ma cucinare è anche arte, perché serve talento nelle molte possibilità di dosaggio e combinazione di ingredienti, spezie e quant’altro, se si vuole realizzare un capolavoro del gusto”.
E’ questo il grazioso incipit del libro “Il cibo degli Iblei” (Officine Creative Editore) di Francesca Poidomani, una simpatica signora “promotrice e divulgatrice dell’utilizzo dei giacimenti gastronomici locali come strumento di sviluppo culturale, economico e turistico” (titolo recentemente conferitole dall’Accademia Italiana Gastronomia Storica).
Quello dell’autrice si rivela, pertanto, come “un viaggio attraverso quanto è rimasto, nell’uso e nella memoria di chi ci ha preceduto” ampliandone l’importante significato e dando “un ampio panorama di vita vissuta e di tradizione”, come giustamente annota il prefatore Gaetano G. Cosentini.
Nel libro, dal contenuto affabulante ed interessante dal punto di vista storico e dell’alchimia dei sapori e degli odori iblei, coesistono due anime “l’amore per la tradizione gastronomica e la competenza nel settore”.
“Chi passa dalle nostre parti e prova la nostra cucina s’innamora e vorrebbe tanto poterla esportare”, così scrive Francesca Poidomani.
A discutere sulla intrinseca peculiarità del tema trattato sarà Letizia Cutrona Ottaviano.