lunedì , Gennaio 13 2025

Palermo: Al Teatro Biondo la Clitennestra di Pirrotta guarda al futuro partendo dal passato

ClitennestraSe un personaggio mitologico piombasse sul presente direttamente dall’Ade, come gli si potrebbe rappresentare il mondo? Gli si potrebbe offrire oggettiva e nitida memoria di quanto è stato in sua assenza?

E’ quanto accade a Clitennestra, che dopo tremila anni fa ritorno fra i viventi per espiare le sue colpe, spiegare al mondo il perché delle sue azioni e sottrarsi al Mito che la raffigura come moglie assassina e madre snaturata. Ad andarle incontro, in una spettrale Micene, sono delle cittadine laide e stracce, che le prospettano un luogo intriso di peste e di rovina dove i ricchi si guardano bene dal recarvisi e non esistono più luoghi sacri o unioni familiari. Le donne sembrano pure sconoscere il lustro passato della loro città e non sanno chi siano Zeus e Tiresia, la regina parla dunque al vento in uno scenario privo di presente oltre che di un passato. Cosa resta del futuro?

V’è solo una certezza: Oreste ed Elettra sono i nuovi Dei da venerare e obbedire. Tale è la vanità degli uomini a spingersi così oltre? si chiede turbata Clitennestra. E com’è possibile che quelle cagne selvagge che incontra nel cammino verso i figli, siano state le Erinni che davano la caccia agli ingiusti e ora terrorizzano gli onesti e gli oppressi? E qui fantocci vestiti di bianco che dimorano in una reggia celeste simile a una discoteca? Sono proprio loro, Elettra e Oreste, intenti a celebrare il giubileo della loro ascesa al potere celeste, in un’atmosfera opaca e lattiginosa, circondati da persone dai vestiti pomposi e dai movimenti robotici.

Sembra di essere ad una festa mondana tra Vip in preda al delirio di esaltazione, mentre la tirannia e l’anarchia determinano il caos degli uomini. Si tratta piuttosto del terzo mondo, quello dei sacerdoti, attraversato da Clitennestra dopo quello della disperazione (le cittadine) e della ferocia (le Erinni). I figli, dopo averla riconosciuta, ammettono che stanno solo colmando un vuoto che l’essere umano sente da tempo: l’assenza di Dei tangibili incapaci di dare risposte e fermi alle sole apparizione in cielo o a sporadici miracoli, i due offrono quindi al genere umano l’occasione di “credere” in qualcosa.

La fine a una tale impostura non può che giungere tragicamente, ancora una volta ad opera di Clitennestra. Da questa rovina spirituale e materiale si potrà forse ripartire e recuperare un’entità superiore, una guida che restituisca uguaglianza e civiltà.

Pirrotta mette in scena un’opera drammaturgica forte che rispetta tutti gli elementi della tragedia greca: il prologo, il coro, e la catarsi e, al tempo stesso, rappresenta una bruciante attualità, di cui tuttavia gli interpreti non esprimono a fondo la forza emotiva: la Bonaiuto non sembra attraversata appieno dalla rabbia, dallo sgomento e dallo smarrimento di cui si fa portatore il suo personaggio; la forza del coro emerge maggiormente nei momenti di espressione dialettale ( che confermano la natura “cuntista” del regista) e nell’interpretazione delle cagne; imponente la scenografia, funerea ed infernale.

Lo spettacolo “Clitennestra”, in scena al Teatro Biondo Stabile di Palermo fino al 17 maggio, è prodotto da Teatro Biondo Stabile di Palermo / Teatro Stabile di Catania. Testo e regia sono di Vincenzo Pirrotta, scene di Renzo Milan, costumi di Giuseppina Maurizi, luci di Nino Annaloro, musiche di Giacomo Cuticchio. Intepreti: Anna Bonaiuto, Silvia Ajelli, Giulia Andò, Roberta Caronia, Elisa Lucarelli, Cinzia Maccagnano, Lucia Portale, Yvonne Guglielmino.

Livia D’Alotto

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