sabato , Ottobre 5 2024

Enna, il diretto prodotto dell’humus in cui si svolgono le elezioni

fascia tricoloreQuella che sta per chiudersi non è una campagna elettorale come tante ve ne sono state nel passato. A renderla diversa – oserei dire eccezionale – è il fatto che l’eponimo del sistema di organizzazione e gestione economico-politica della città abbia deciso di ricoprire (qualcuno dirà “finalmente!”) la carica istituzionale meno influente, ma tra le più onorifiche che un notabile di tal fatta possa desiderare. L’ex senatore, infatti, si è seduto sulle comode poltrone di pressoché tutte le aule di rappresentanza che la Costituzione italiana menzioni, e adesso, sul finire di una così lunga e rigogliosa carriera, non poteva non concedersi questo regalo. Io penso che ci riuscirà: il senatore della nostra terra diventerà tra meno di due settimane il sindaco del capoluogo ennese, e sarà incoronato al primo turno, come si conviene a un cavallo di razza come lui. Tale esito si realizzerà per almeno tre ragioni.
La prima e più evidente muove dall’humus in cui si svolgono le elezioni. A competere con il Pd – e con i fuochi fatui di una destre perbene e intelligentemente opportunista che ha brillantemente fagocitato – vi sono sue dirette o indirette propaggini, temporaneamente fuoriuscite in loco dal grande partito del governo ma, sul terreno nazional-ideale, ancora – e per sempre – lì dichiaratamente collocate. Stiamo assistendo, quindi, a una strana forma di elezione, una sorta di primarie con copertura di legge, nelle quali ha buon gioco – e pure ragione – il senatore a definire gli altri competitors “i miei cosiddetti avversari”. Le forme che si sceglie di dare alle “battaglie”, del resto, dicono molto anche del contenuto di quelle, dell’idea che ci si è fatti circa l’oggetto del contendere e della prospettiva che si vuole indicare. Se così è, osservando la conduzione della campagna elettorale degli “altri”, dove uno pianta fiori, e l’altro si propone “smart”, si ha la sensazione di stare fuori dal mondo.
Sulla carta, un unico candidato, realizzandosi specifiche ma altamente improbabili condizioni (elevata partecipazione al voto) potrebbe strappare il turno di ballottaggio, ma per le ragioni anzidette, assieme al fatto di aver imbarcato il “cavallo di troia”, ossia gli ultimi sparuti fiduciari dell’onorevole Grimadi, è plausibile immaginare che durante lo spoglio si assista a un vistoso voto disgiunto dalle liste che a lui fanno riferimento verso l’ex senatore.
La seconda ragione per cui l’ex senatore vincerà in prima battuta è che non può permettersi altro: per questo ha già serrato i ranghi e attivato tutte le strutture di mobilitazione del consenso di cui dispone. Se dovesse realizzarsi la sciagurata eventualità del ballottaggio, è certo che perderebbe: non solo perché contro di lui tutte le altre liste (eccezion fatta per quella del M5S) si apparenterebbero, non solo perché l’effetto-traino dei candidati al Consiglio si esaurisce fisiologicamente al primo turno, ma soprattutto perché parte di quegli ennesi astensionisti, rimasti a casa più che per disgusto verso la politica per non esporsi prima che il verdetto venga pronunziato, si fionderebbe ai seggi non appena vedrebbe realizzarsi la possibilità di farlo fuori con il minimo sforzo e senza essere riconosciuta.
La terza e ultima ragione è che è scemata l’ipotesi dell’alternativa. Ho militato per metà della mia vita in Rifondazione Comunista, un partito che ha certamente fatto molti errori ma che, volendo guardare a ritroso, ha anche svolto un ruolo importante nell’inquinato gioco politico ennese, animando – o provando a farlo – una critica all’impianto del sistema di potere locale, e frenando, nell’avvicendarsi delle tornate elettorali, le ripetute pressioni ad allargare le coalizioni a improponibili soggetti e aggregati politici che oggettivamente avrebbero compromesso la radicalità delle letture e la forza delle proposte (penso alle elezioni del 2000, con la lista “Per Enna”, e a quelle del 2010, con “Enna al centro”). Oggi quel partito non c’è più, e, rispetto a questo dato, io credo che non sia una semplice coincidenza il vuoto di idee che abbiamo di fronte e gli innumerevoli salti della quaglia che hanno dato vita a queste “coalizioni-melassa”.
L’ex senatore sarà il primo cittadino di Enna, quindi; non farà niente più e niente meno dei suoi predecessori, e di certo non per scarse qualità del politico, ma perché nella condizione in cui si trovano oggi i comuni italiani – e quelli del Meridione in particolare – nemmeno Lenin riuscirebbe a mettere in campo effettive e durevoli politiche di svolta. Lui però sarà eletto sindaco, una parte – la maggioranza – dei cittadini sarà contenta, un’altra se ne farà una ragione.
Personalmente il 31 maggio sarà la mia prima volta, sarà cioè la prima volta da quando ho il diritto di voto che non andrò a votare. Non lo farò non perché vivo e lavoro fuori, ma perché provo ancora ad essere comunista e, in questo senso, vorrei non scendere a patti con la mia coscienza. Interpreto questa scelta non come un atto di desistenza ma, come diceva Gramsci, quale prassi di neutralità attiva e operante, gesto di rifiuto ma non certamente passo verso il riflusso. Un tempo, nei momenti di difficoltà, un compagno autorevole soleva ripetermi “Non è la fine della storia”. Io continuo a credere a questo precetto.

Carmelo Albanese

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