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Monreale, XIV Concorso in memoria di Rocco Campanella

monreale duomoE’ il quattordicesimo anno che si celebra il concorso in memoria di Rocco Campanella, stimatissimo docente di lettere del Liceo-ginnasio di Monreale, morto nel 1999, educatore e testimone di pace e di nonviolenza. E’ dal 2001 infatti che, ininterrottamente, la famiglia, sopportando anche un onere finanziario non indifferente, con la collaborazione di un gruppo di amici e discepoli, ne ricorda l’opera e l’attualità dell’insegnamento con un concorso, con intento chiaramente educativo, rivolto agli alunni delle scuole medie inferiori e superiori di Monreale, Palermo e provincia su un tema inerente alle problematiche della guerra, della pace, della fame e della nonviolenza, del dialogo tra le varie culture e religioni, quanto mai attuali nel momento difficile che stiamo attraversando.

Il tema proposto quest’anno, anno dell’Expo di Milano, è stato questo:

Il terzo millennio, tempo di globalizzazione e progresso tecnologico, presenta numerose sfide tra cui la povertà e la fame nel mondo, causate dalle guerre, dalle calamità naturali, dai contesti socioculturali ed economici, da logiche di mercato che privilegiano l’interesse e il profitto. Esamina il problema ed evidenzia le possibili soluzioni per assicurare l’inalienabile diritto al cibo facendo riferimento anche alla Seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione del 19/21 novembre 2014 e all’intervento di papa Francesco.

Se vuoi la pace, prepara la pace” queste parole che sovvertono l’antico detto latino “Si vis pacem, para bellum”, possono considerarsi la sintesi più efficace del pensiero e dell’opera di tutta la vita del professor Rocco Campanella. Nel suo insegnamento ha saputo proporre e far scoprire ai suoi alunni, nello studio dei testi degli autori greci e latini e soprattutto dei grandi autori della letteratura italiana, in particolar modo Dante e Manzoni, il gusto e il sapore della vita, il suo vero valore, nella convinzione che dando significato al testo si dava il giusto significato alla vita, contro tutte le devianze e le deformazioni relativistiche e nichilistiche di essa, senza mai imporre però la sua idea o la sua visione, anzi rispettando sempre scrupolosamente la libertà di pensiero e di coscienza di chi lo ascoltava. Accanto alla sua opera di insegnante, ma non separata da essa, sono da ricordare ( anche nel senso etimologico di “ rimettere nel cuore”) la sua azione e la sua battaglia per la pace e la nonviolenza attiva, il suo impegno antimilitarista contro la fabbricazione e il commercio delle armi , la sua battaglia per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza sia contro l’aborto, sia contro il servizio militare obbligatorio e la sua campagna a favore dell’obiezione fiscale contro le spese militari e abortive. Egli, dopo la disastrosa esperienza della prima e della seconda guerra mondiale vissuta dai suoi familiari e da lui stesso in prima persona, non si stancava mai di far conoscere le conseguenze terribili di queste guerre e di tutte le guerre per le singole persone e per l’umanità intera, e di lottare a favore della pace e della nonviolenza attiva, lotta sostenuta e corroborata anche dalla sua forte e adulta fede cattolica, dalla sua passione civile e dal suo impegno per il dialogo interpersonale e interreligioso , dalla sua testimonianza personale a favore degli svantaggiati e degli ultimi.

Nel 1983, in seguito ad una caduta presso Comiso dove si era recato per partecipare ad una marcia antimilitarista contro l’installazione dei missili, era rimasto paralizzato all’arto inferiore, e colpito da dolori spesso atroci, ribelli ad ogni tipo di cura. Ha sopportato tale prova sostenuto dalla forza della fede oltre che dalle cure mediche e dall’amorosa assistenza dei suoi familiari. Come lui stesso ha scritto in un libro che è diventato poi il suo testamento spirituale: “ Spero, comunque, di poter offrire a Dio tanta sofferenza per la causa della non violenza attiva e della pace sulla Terra: in questa “aiuola che ci fa tanto feroci”. (da Guerra e aborto, dialogo di un obiettore fiscale con vescovi, preti, laici a cura di Rocco Campanella, Omnia editrice, Palermo 1985, pag.234)

Possiamo ben dire dunque che Rocco Campanella è stato un uomo del dialogo e un educatore alla pace. Egli ha sempre praticato e insegnato a praticare il dialogo come incontro tra persone diverse ma segnato da rispetto reciproco e da amicizia, necessaria premessa alla pace. Non a caso fu uno dei promotori della rivista di cultura Dialogo che, a metà degli anni sessanta, caratterizzò a Palermo e in tutta la Sicilia una fase nuova del dibattito e dell’incontro politico culturale e religioso tra le varie chiese e ideologie che allora dominavano la scena politica nazionale e internazionale. A maggior ragione lo avrebbe praticato oggi, in cui sembra prevalere la logica del conflitto, per di più rivestita da cause apparentemente religiose, e dello scontro di civiltà. Sarebbe certamente sostenitore di un dialogo interreligioso, fatto di pazienza e di umiltà,di accettazione della differenza, in cui non serve un finto irenismo o una finta fraternità, ma nel quale ognuno deve farsi portatore della sua vera identità mentre deve rispettare l’identità degli altri, perché, come dice l’attuale pontefice Papa Francesco, il futuro dell’umanità “sta nella convivenza rispettosa delle diversità”.

Solo questa rispettosa convivenza, infatti, può allontanare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo, può combattere e sconfiggere il terrorismo che, come ha anche ripetutamente detto lo stesso papa Francesco, ” umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione”, arrivando anche all’aberrazione che si possa uccidere in nome di Dio, mentre, invece, ” occorre la solidarietà di tutti i credenti che abbia come pilastri fondamentali il rispetto della persona umana, della libertà religiosa e la ricerca del bene comune con lo scopo di garantire a tutti una vita dignitosa e pacifica , la cura e la custodia dell’ambiente naturale”, espressioni, queste, che certamente anche Rocco Campanella avrebbe sottoscritto e fatte proprie. Ci sono, afferma infatti il professore nel testo sopra citato, fondamentali diritti di natura inerenti alla persona in quanto tale “ e quindi inviolabili, inalienabili, imprescrittibili: principalmente il diritto alla vita e il diritto alla dignità di persona libera, quale che sia il suo ceto, la fede, la razza, la nazione, il partito. La persona infatti (ci fa bene ricordarlo) è anteriore e superiore a qualsiasi istituzione e alla stessa Chiesa. Solo Dio la trascende. La legge quindi è per l’uomo, non l’uomo per la legge; ed è perciò assolutamente immorale uno Stato che sopprima tali diritti. (Ivi, pag. 84).

Rocco Campanella è stato insomma, oltre che educatore, un “costruttore” di pace, dialogando per questo con tanti amici e avversari, richiamandosi in questo ad alcune grandi figure del passato e del presente che hanno sempre lottato per la giustizia, la pace e per la nonviolenza, e tra gli altri a due dei più noti come Francesco d’Assisi e Mohandas Gandhi. “I quali, pur lontani nel tempo e nello spazio, e diversi anche per credo religioso, intuirono, senza bisogno di complicati ragionamenti, l’unicità e l’unità del reale, la forza della verità e dell’amore, la comunicazione tra gli esseri e con l’Essere, la sacralità del cosmo, la bellezza della “nostra madre Terra”; nella quale tutto ha senso e valore: l’organico e l’inorganico, la gioia e il dolore, la vita e la morte”. (Ivi, pag.234).

Ha testimoniato, in quel periodo della guerra fredda, quando il mondo era ancora diviso in blocchi contrapposti e dominavano la minaccia nucleare e l’equilibrio del terrore, che in un mondo senza pace non c’è futuro per l’umanità. E il suo messaggio è ancora, come sappiamo, drammaticamente attuale, il messaggio dell’utopia che un mondo altro , dove possano regnare la concordia e la pace, è possibile, perché “l’utopia diventa realtà quando sono molti a crederci e a testimoniarla comunitariamente”. (Ivi, pag.84).

Serafino Scorsone

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