giovedì , Ottobre 10 2024

Enna. Il prossimo ballottaggio: vi sarà un esito “non preventivato”?

popolo bueA distanza di quasi 24 ore dalla chiusura dei seggi, finalmente siamo stati messi nelle condizioni di conoscere l’esito del primo turno e di scoprire che nessuno dei candidati alla carica di primo cittadino ha raggiunto la fatidica soglia del 51%: sarà ballottaggio dunque, come cinque anni fa. Non tutti i pronostici della vigilia avevano previsto questo finale, e io per primo immaginavo che le cose andassero diversamente; ciò detto, sarebbe opportuno che qualche commentatore improvvisato almeno questa volta dismettesse i panni del tifoso rancoroso – che mal si addicono a chi vuol ragionare di politica – per dare spazio ad una pacata lettura del voto, sulla base della quale comprendere le possibili prospettive. Andiamo con ordine.
A contendersi la poltrona di sindaco il 15 giugno saranno gli unici due candidati che hanno ottenuto meno voti di quelli accumulati dalla somma delle liste che li sostenevano. Nel computo delle preferenze, infatti, mancano ben 4337 voti. Di questi, 2569 si sono “volatilizzati”, ovvero non sono stati espressi, e ciò va in parte addebitato alla poca conoscenza della scabrosa legge elettorale con cui si è votato nell’isola – che prescrive di indicare separatamente il sindaco, ma di farlo nella stessa scheda; purtuttavia, la disinformazione non rende giustizia ai numeri se a questa cifra non aggiungiamo quei 1768 voti che dalle liste di Di Pietro e di Crisafulli sono trasmigrati verso i candidati a sindaco del M5S e de “L’altra città”: la somma tra questi ultimi e la restante parte non quantificabile dei “non voti” rappresenta verosimilmente una chiara manifestazione di disinteresse o di rifiuto, che i due sfidanti farebbero bene a considerare in questi quindici giorni, approntando gli strumenti adeguati per porvi rimedio.
È indubbio che tale sbalzo abbia inciso con maggiore forza sul risultato dell’ex senatore, nel cui entourage qualcosa non ha evidentemente funzionato. Per la verità, non stupisce tanto la differenza tra i voti accumulati dalle tre liste che lo sostenevano e le preferenze per il candidato sindaco, considerato che anche nel 2010 al primo turno Garofalo aveva ottenuto 1634 voti in meno delle sue liste; ciò che balza agli occhi invece, considerato il peso politico del personaggio, è la dimensione di questo scarto: 3480 voti sono tanti, e comprendere perché si sia determinato uno scollamento di questa portata dovrà essere nei prossimi giorni l’imperativo del Pd. Di certo, alcune ipotesi possono già essere fatte.
È plausibile ritenere, innanzitutto, che la fama dell’ex senatore, ben sintetizzata dalla ormai celebre affermazione dello stesso “a Enna vinco anche col sorteggio”, non abbia giovato al conseguimento del risultato poiché molti candidati – consapevolmente o meno – si sono disinteressati alla competizione sul sindaco e preoccupati solo di tirare acqua al proprio mulino. Questo elemento – e siamo alla seconda questione – non è slegato dalla scelta delle candidature al consiglio: nelle tre liste-carrarmato, infatti, gli “attigui” hanno cannibalizzato gli “interni”, mettendo in evidenza la scarsa appetibilità di un’intero gruppo dirigente e della precedente amministrazione comunale, visto che una buona fetta del primo aveva transitato – con ruoli di non poco rilievo – nella seconda. In terzo luogo, si può affermare senza tema di smentita che la violenta boutade del Presidentissimo militante dell’università Kore a pochi giorni dal termine della campagna elettorale, abbia portato più danni che benefici, in quanto giustamente percepita dall’elettorato come fastidiosa e fuori contesto. Sarebbe forse giunto il momento per il Pd di effettuare un surplus di riflessione sull’uso pubblico di questo signore, arginando il suo connaturato narcisismo, ovvero ponendogli un aut aut: l’impegno politico o l’amministrazione dell’ente universitario.
Se queste considerazioni hanno qualche elemento di ragionevolezza, io credo che sull’esito del secondo turno vi siano larghi margini di imprevedibilità, mentre effettuano un grave errore coloro i quali già festeggiano un 25 luglio (n.d.r.: la caduta di Mussolini) non ancora consumato, evocando al contempo improbabili comitati di liberazione. Gli scenari che possiamo attenderci sono solo due naturalmente. Di Pietro, che riparte da una posizione di notevole distanza, considerato che dall’ex senatore lo separano 2425 voti, non avrà un lavoro facile: non parlo dell’apparentamento ufficiale con “L’altra città” – cosa ampiamente scontata – quanto della capacità/possibilità di recuperare i voti in uscita dalle sue liste, di riportare al voto gli elettori di Girasole e una parte di astensionisti in chiave “anticrisafulliana”, così come di convincere i duri e puri pentastellati che forse è arrivato il momento di iniziare a giocare. Dalla riva opposta, anche l’ex senatore dovrà provare a chiudere il cerchio, ma i suoi gravami sono di natura diversa. Io non credo che ci troviamo in una fase preinsurrezionale, in quanto il ballottaggio “non preventivato” – come lo ha definito lo stesso Crisafulli – non mi pare sorga da una ribellione di massa e diffusa della popolazione ennese. I numeri sembrano validare questa considerazione, visto che il consenso accordato dall’elettorato alle tre liste in sostegno dell’ex senatore non è solo maggioritario, ma è persino superiore a quello di cinque anni fa, quando pure s’era registrata una maggiore affluenza alle urne. Certamente una fetta di elettorato sarà irrintracciabile, così come il candidato democratico potrà aspettarsi che giunga poco dal bacino elettorale delle liste a lui concorrenti – eccezion fatta per il seguito del vecchio amico on. Grimaldi – e nulla dai sostenitori del M5S. Crisafulli, però, potrà agevolmente pungolare la – per usare una infelice definizione occhettiana – “gioiosa macchina da guerra”, scovare chi ha tradito (se di tradimento si è trattato) e riconoscere chi ha semplicemente sbagliato, redarguirlo, e scendere così di nuovo nell’arena con tutto il peso dei suoi 110 Kg.
Ai nastri di partenza, il candidato del Pd si presenta con due elementi di vantaggio: il primo è il capitale di voti quasi doppio rispetto a quello del suo avversario; il secondo è che questa lauta ricchezza è meno esposta agli spifferi tipici del posto di quanto non lo sia, invece, quella cumulata dal suo avversario. La distanza in termini percentuali tra i due, del resto, è pressoché identica a quella che, cinque anni fa, distanziava Garofalo e Moceri. Siamo tutti edotti del risultato di allora e del fatto che Crisafulli non è Garofalo. In particolare, però, Enna non ha mai riservato sorprese significative, e – ancora oggi almeno – non vi si ravvisano tratti anche lontanamente rassomiglianti alla Parigi del 1789.

Carmelo Albanese

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