Ero sulle rocche, l’avevo detto che me ne sarei andato lì per evitare la festa del Sultano, invece, i rumori mi giunsero dalla vicina Pietraperzia, lì la festa era della gente, era di un giovanissimo e sorridente cittadino che, per quanto allevato a pane e politica dal padre, aveva imboccato la sua di strada, ed insieme ad un festante ma deciso gruppo di giovani e meno giovani, ha conquistato la sindacatura.
Allora, mi dissi, qualcosa può cambiare, allora, non è detto che questa gente non voglia tornare a fare il cittadino.
La curiosità fu forte, presi la fedele mula e mi avviai a Castroforte. Niente botti, niente giochi pirotecnici, niente caroselli con le bandiere garrule, niente.
Nella piazza storica del sultanato, facce tetre, facce lunghe, e dichiarazioni a denti stretti.
Il Sultano non ce la fa, giunge al ballottaggio, non vince al primo colpo, e quel che è peggio (per lui si intende) è che migliaia di schede della sua guardia personale, di quella gigantesca schiera di fedeli che aveva reclutato per garantirsi una bulgara elezione, sono prive della croce sul suo nome o, orrido pensiero, quella croce la hanno fatto sul nome di altri candidati (che parte ha avuto la deputata all’ARS oggi battezzata Mirellona!).
Tradimento, orrore, rabbia, vendetta.
Queste parole circolano a corte, che inveendo contro gli elettori li apostrofa, dicendo che gli elettori hanno “sbagliato”, non hanno capito come si doveva votare. Che cretini, gli elettori!
Si sa, gli elettori sono quella messe di teste che lui è abituato a guardare da lontano, quella gente che, magari, incontra per strada e che evita di guardare negli occhi altrimenti dovrebbe pure salutarli, stringergli la mano, gli elettori sono quelli che, invano, tentano di parlare con lui, gli elettori… la gente, la plebe.
Questa campagna ha gettato sprazzi di luce su quella che è la concezione che questo gruppo di potere ha del popolo, del volgo. Prima le dichiarazioni su quei nemici ex amici e sul sistema di favori e prebende che ha elargito, poi questa uscita improvvida sulla incapacità dell’elettore medio.
La cosa si fa interessante, tra pochi giorni si torna alle urne, ora il sultano dovrà stanare gli infedeli, impalarli e provvedere a che tutti i novanta facciano votare compatti amici, parenti, conoscenti, cani, gatti, oche e topolini. Dei novanta, però, già si legge il disimpegno, chi dopo aver offerto centinaia di caffè si ritrova con 50 voti scarsi, chi, dopo aver millantato famiglie immense scopre che non lo ha votato neanche il figlio.
Il resto della città, invece, si congratula con se stesso, si stringe la mano, si abbraccia, sa che adesso ha davanti a se una ripida salita ma sa anche che il primo segnale è stato dato. I tre candidati hanno dimostrato intraprendenza, con loro tanti cittadini liberi, su diverse posizioni, con diverse visioni, ma liberi.
L’aria che si respira è quella delle grandi giornate.
Dal Belvedere, un rapido sguardo, Nicosia si tinge dei colori più accesi, Bonelli stravince e stavolta con un consiglio comunale ben delineato, Centuripe riaccoglie Galvagno, in tutte e due i casi pezzi di quelle sensibilità che avevano creduto in un progetto democratico forte.
Ad Agira e a Valguarnera, invece, vincono le ultime truppe del sultano, con due donne, le prime donne sindaco di queste cittadine antiche, una già deputato, l’altra nuova alla politica (dice il padre di un candidato carripipano del PD: al terzo pianto –o forse prima- in Consiglio comunale si dimetterà!). Il panorama si ribalta, a parte queste due donne, delle quali in molti annunciano già un chiaro segno di indipendenza prossima ventura, nessun altro comune rimarrà guidato da fedeli al Libro.
Mi chiedo allora: ballo o taccio?
Spingo affinché finalmente si chiuda questa parentesi, affinché si consenta a questo grand’uomo di godersi la meritata pensione, di dedicarsi alle sue voliere, al suo villaggetto in quel di Salinella, alle sue collezioni, ai suoi cari.
Affinché si consenta alla città di recuperare la sua vita democratica, con i pro e i contro, come giovani figli oramai usciti dalla patria potestà, rischiando di compiere errori ma di farlo in piena libertà.
Si, qualcuno dice che dall’altro lato ci sono i “voltagabbana”, così li chiamano, imbastendo quadri che sono quelli delle consorterie, dove trovano luogo i comuni schemi del tradimento e della coerenza, parole che in politica hanno ben poco a che fare.
Si, vero, dall’altro lato c’è gente che ha tentato di far cambiare strada al sultanato e che si è vista schiacciare dalla monocratica visione delle cose, dall’altro lato c’è gente che appartiene a mille diverse sensibilità, che quando parla di un problema è costretta a sviscerarlo per trovare una soluzione unica, ma che però ne parla, questa è la mia maniera di vedere la città, questo solo mi può far scendere dalle rocche.
Forza Castroforte, balla e non tacer più.
Antonino Testalonga