domenica , Febbraio 16 2025

Imbecilli 2.0

toto la fabbrica degli imbecelliA Torino durante la lectio magistralis (uso il latino per sembrare colta) Umberto Eco ha lanciato delle violente staffilate (uso staffilate perché so tante cose) contro internet: humus (torna il latino) di bufale e di imbecilli equiparabili ai nobel. E basta con tutti questi dotti! Tutti sanno tutto! Tutti sono tutto (deliro). Gli imbecilli hanno diritto di parola? L’imbecillità preesisteva al mezzo o il mezzo l’ha creato ex nihilo? ( Ancora il latino). Eco! Eco! Eco! I tecnoapocalittici perfettamente integrati sanno perfettamente che da Guttemberg a Dan Brown, la conoscenza travalica la notizia e la verità è solo una storia ben raccontata da affabulatori gaudenti e avvinazzati. Faciloneria e dogmi si intrecciano su internet facendoci tutti dotti e tutti eroi al punto che uno si chiede ma Eco gli imbecilli dove li ha visti? Altrove! Forse su Facebook? Il regno degli ego ipertrofici?! Su Facebook candore e narcisismo, tenerezza e polso, ironia e demagogia si alternano all’albero di Natale più bello, la pizzeria più affollata e il costumino più ino…ino. I salvatori e i fustigatori si contendono il mondo, le deiazioni mentali travalicano lo schermo, gli amplessi si accumulano e poi battute e motti e dileggi e giù a ridere, ridere, ridere. Asserire una cosa fa eroe, quasi santo e non importa essere altro dall’eroe o dal santo. I beoti sanciscono la verità e le baldracche bacchettano le educande e i guardoni godono e gli esibizionisti scialacquano. Le micromasse virtuali si sollevano insomma e anche se non ho niente da dire, dico lo stesso tanto chi mi legge? Ah perché pensavi veramente che qualcuno ti leggesse? Studi semiotici parastatali e ultramilitari hanno dimostrato che si legge solo quello che si è scritto e nessuno legge nessun altro e i baroni abituati a pensare ogni male possibile della massa finiscono solo col parlarsi addosso. Caro Eco il social network serve solo a mostrarsi belli e felici per suscitare l’altrui “arraggiazza”. Gli utenti di Facebook fingono, mentono o semplicemente cazzeggiano al fine di far “scattare” di invidia l’altro e tutto questo all’infinito, in una spirale contorta che esclude solo noi perché a ben leggere il problema è sempre nell’altro e da qui l’insano gioco dell’io no! Io mai! Tu forse, anzi tu senz’altro! L’AII, Associazione Italiana Imbecilli, ha letto con attenzione l’articolo, l’ha letto tante volte e parola per parola e punto per punto e alla fine ha capito che le legioni di imbecilli non solo postano ma twittano, scrivono, insegnano e parlano, parlano, parlano e pensa a volte governano pure.

Gabriella Grasso

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