Gibellina (Tp). Domani, per il Festival Orestiadi di Gibellina, promosso dalla Fondazione Orestiadi, va in scena, in prima nazionale, lo spettacolo “Massa e potere #2”, di Claudio Collovà da Elias Canetti; con Giuliana Amato, Fabiola Arculeo, Livia Bartolucci, Valeria Dada Berardi, Tunde Bodnar, Gianluca Bottoni, Marco Canzoneri, Mauro Cappello, Cristiana D’Apolito, Rossella Guarneri, Marco Leone, Ylenia Modica, Lelio Naccari Marcella Parito, Dario Raimondi, Angela Ribaudo, Marina Savino, Patrycja Stefanek, Vittoria Strazzeri, Simona Taormina, Giuseppe Tarantino, Maria Pia Valentini, Federica Zacchia, Nicolas Zappa. Scenografia Claudio Collovà; costumi Luisa Urso, Caterina Strafalaci e Giulia Santoro trucco Luisa Urso / luci Michele Ambrose e Claudia Borgia; video Piero Consentino e Salvatore Pirrone; lavoro sul movimento e coreografia Maria Pia Valentini; assistenti alla regia Maria Antonietta Trincucci e Elisa Cricchio; produzione Teatro Mediterraneo Occupato (Palermo) e Associazione Culturale Marionettistica Popolare Siciliana di Angelo Sicilia, in collaborazione con Hotel Patria Occupato.
È a Francoforte nel 1927 che Canetti fa la sua prima esperienza di massa. Da quel momento Canetti volle comprendere le manifestazioni di massa che si svolgevano intorno a lui. Per tutta la vita ha cercato di comprender come il potere nascesse dalla massa. Canetti odia l’oppressione, il potere e la morte. Sa che ci sono masse altrettanto distruttive di quanto lo sia il potere. La massa e il potere diventano per lui così delle realtà antropologiche da indagare. La speranza è la sola cosa che gli permette di affrontare l’orrore della storia e non perdona a Dio la condizione del mondo. Tanto la formazione della massa che la sua disgregazione producono effetti terribili e chi cerca il potere conosce bene le masse, e il despota non esiste senza di esse. La profezia è un malevolo inganno, e anche il profeta è una figura del potere. Poiché con le parole sono stati provocati dei disastri, si dovrebbe, con le parole, poterli impedire. Il mestiere del poeta consiste nel salvare la lingua, ascoltare e preservare la memoria.