sabato , Ottobre 5 2024

Enna. Belvedere? Si, forse

enna belvedereEnna ha un salotto buono, un luogo che vanta oramai quasi 200 anni di vita cittadina, da quando il sagrato della chiesa di Sant’Orsola fu trasformato in una piazza munita di balconata ed affacciata a Nord, verso lo splendido paesaggio della Sicilia montana.
Questo luogo, immortalato da mille e mille foto dalle grandi firme o di semplici turisti, stampato sulle cartoline, ingentilito dalla presenza della fontana monumentale sulla quale torreggia la copia del Ratto di Proserpina del Bernini, è il salotto della città ed è anche il simbolo di un paesaggio che non può essere ulteriormente ingiuriato.
Questo paesaggio tra gli altri ammaliò il grande architetto Alvar Aalto, che lo schizzò in un suo disegno oggi celebre, questo paesaggio ha meritato la giustapposizione di vincoli di varia natura, ma ciononostante oggi rischia di scomparire.
Questa volta a cancellarlo non sarà la nebbia, la paesana, ma una diversa coltre, quella della Sicilia stupida preda di un Governo e di un Governatore da nulla.
Nessuno pretende l’immutabilità del paesaggio, anzi, chi di paesaggio si occupa sa che lo stesso per essere deve divenire, deve cambiare in ragione dei cambiamenti che il mondo vive, ma sa anche che i cambiamenti vanno governati. Qui, invece, alle già aperte ferite del Parco eolico di Monte Zimmarra, uno dei primi realizzati sull’isola nonostante la sua collocazione in area vincolata sia dalla Galasso che per essere un Sito di Importanza Comunitaria, si è aggiunta la lunga serie delle pale del Giunchetto ed in fondo l’impianto di Regalbuto. Sin qui, nonostante un senso di repulsione, abbiamo sopportato, oggi, invece, il Crocetta che fece scrivere ai suoi assessori già pronti alle forzate dimissioni il Disegno di Legge recante le “norme di tutela delle aree caratterizzate da valenza ambientale e paesaggistica”, dando senso alla sua gridata opposizione all’eolico, non ha fatto proprio nulla.
Senza leggi specifiche il TAR ha più volte sconfessato le prese di posizione degli Enti preposti ed in primis dei funzionari degli Assessorati all’Energia, all’Ambiente ed ai Beni Culturali. Oggi sta divenendo impossibile frenare la speculazione che, è lampante, sta dietro quella che avrebbe dovuto essere una scelta per un futuro sostenibile.
Così, dal respiro di sollievo che tirammo due anni addietro, oggi torna l’incubo, si ripropongono gli impianti di Serra del Vento, in territorio di Gangi ma a sole poche decine di metri dal confine Nord della provincia e lungo il confine dei Comuni di Enna, Calascibetta e Nicosia, quindi messi in fila come per sancire che da oggi il belvedere è dedicato all’eolico. E poi il Piccirillitto, già in itinere, tra Enna ed Assoro, e una selva di “minipale”, si fa per dire mini, sono tra stelo e rotore almeno 40 metri, buttate ai piedi dell’Altesina, sulle contrade Pietrelunghe, Magalufo, Cisterna…
Tutte queste pale sono pugnali, pugnali ben piantati sul corpo dell’identità montana di Sicilia, sul corpo di quella Sicilia che il grande amante della Land Art, il governatore che vive a Fiumara d’Arte, ha svenduto per la sua insipienza.
“Io non ne sapevo nulla”, pare abbia affermato, il che ci preoccupa ancor di più, come fa un Governatore a non sapere quel che accade sulla Terra che governa? Se non sa simili cose, se non sa che proprio quell’eolico d’assalto che tanto aveva osteggiato durante la sua campagna elettorale, oggi è di nuovo pronto a sconquassare il più bello skyline di Sicilia, bene, che vada a casa.
Questa Sicilia non mi piace, non ci piace, lo dico da assertore della necessità di trovare nuove strade per l’energia, questa Sicilia non ci porta da nessuna parte, ci trasformerà semplicemente in una insopportabile landa deserta sottoposta all’ingiuria di migliaia di eliche. Proprio per scongiurare quel che ancora potrebbe essere scongiurato chiedo ai Sindaci ed ai Consigli Comunali, di adoperarsi opponendosi a scelte che persino se progettate in maniera condivisibile non potrebbero essere accettate senza una chiara definizione delle aree indisponibili per motivi di protezione del paesaggio e dell’identità.

Giuseppe Maria Amato

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