venerdì , Ottobre 11 2024

Frane, viadotti crollati e ponti fantasticati

Frane, viadotti crollati e ponti fantasticati
di Giuseppe Maria Amato

sicilia RISCHIO IDROGEOLOGICOChe inizio! Siamo a qualche giorno dall’inizio della stagione autunnale e le notizie siciliane abbondano già di allagamenti, città trasformate in brutte copie di Venezia e campagne distrutte da fiumi esondati.
Ora quel che finalmente ha oggi affermato nientemeno che il Presidente della Repubblica Francese, Monsieur Hollande, è vera verità, bisogna intervenire immediatamente sulla questione climatica per scongiurare un ancor più grave cambiamento i cui costi in termini di vite umane e di danaro finirebbero per pesare incredibilmente, ma d’altro canto va fatta una chiara critica a quel che avviene a livello locale.
Questa Sicilia oggi ha diverse superstrade chiuse per viadotti andati giù per scarsa qualità del cemento utilizzato (vedi la CL Gela o la Ravanusa Licata), una linea ferroviaria azzoppata dal crollo di un lungo ponte per mancanza di manutenzione (a Niscemi), la A19 interrotta per gli effetti della frana all’altezza di Scillato e, da oggi, speriamo per poco, la A18 ME CT interrotta per una maxifrana a Letojanni.
Vogliamo imputare queste cose al clima che cambia? Mi pare difficile, certo a quello potremmo imputare il cambio del regime delle piogge, più concentrate e violente, ma di certo dovremmo chiederci perché e chi per decine di anni ha dimenticato di controllare (nonostante fosse ben pagato per farlo) lo stato dei ponti, la qualità dei cementi, la maniera in cui le strade vengono costruite (il caso della PA AG lo dimostra).
Di contro la gente è costretta sempre più non solo a fare percorsi da folli per le tratte più importanti dell’isola ma anche a rischiare l’osso del collo come se stesse facendo il Camel Trophy piuttosto che raggiungere i siti di abitazione o di lavoro.
Così la settimana appena passata lungo la provinciale tra Nicosia e Villadoro, quando sulla strada si è accumulata una quantità tale di detriti e fango da rendere pressoché impossibile il transito.
Di contro le cronache lanciano per la ennesima volta la possibilità che si riapra alla costruzione del ponte sullo stretto.
Assurdo, incredibile, direi offensivo. Nessun paese serio pensa più a simili infrastrutture in luoghi interessati da così imponenti forze naturali. Nessuno potrebbe mai immaginare di coltivare una idea così bislacca se non per secondi fini.
Posto ora, cari lettori, questa bufala del ponte è costata alla collettività qualcosa come 600 milioni di Euro, non è un errore di trascrittura ma la triste verità, ed anzi la valutazione è in difetto. Con 600 milioni avremmo potuto avere le migliori strade d’Europa ed invece abbiamo i meglio pagati professionisti del mondo intero, capaci di costare quanto il bilancio di una media regione d’Europa senza aver mai prodotto un solo chilo di cemento armato.
Quindi, da ambientalista, vero è che bisogna darsi dei rigorosissimi dictat contro le emissioni climalteranti (una volta si diceva gas serra), ma è anche vero che, mi rivolgo al ministro Del Rio che proprio ieri parlava di queste questioni a Palermo, bisogna programmare seriamente e con la chiara cognizione di quel che sono i territori.
Proprio per spiegarmi ancora meglio, caro Ministro, i territori sono quella sequela di cose che si intravedono dal finestrino fumé della sua auto quando a causa della frana la stessa sale a Polizzi o gira da Caltavuturo. Sono quelle facce di gente cordiale ben impuzzata da un traffico insopportabile di automobilisti inferociti ed incolonnati per raggiungere l’altra striscia di autostrada. Sono quegli stessi paesi ai quali da un lato stiamo chiedendo di, per il bene di una avara madre, rinunciare a Tribunali, Centri nascite, ospedali, comandi di forze dell’ordine, presidi dei VVFF, e dall’altro trasformiamo in “bretelle” martoriate dallo sfacelo della rete autostradale.
Io, caro Ministro, ne ho piene le tasche, o questo Governo “ce la sa” (frase siciliana che rende molto meglio il concetto) a fare propria una nuova visione della cittadinanza e del diritto, o preferisco iniziare a pensare che più che il ponte voglio la dogana a Messina!

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