Crocetta, le aree interne, la coscienza cittadina

province Enna CaltanissettaIn questi giorni le ultime incredibili “invenzioni” del Governatore Crocetta, anzi, di Rosario, come ama definirsi, vengo coperte dal clamore che viene giustamente suscitato dalla improvvida chiusura della Prefettura nel capoluogo più alto d’Italia.

L’atto, peraltro già da tempo annunciato, che allontana la presenza dello Stato dai nostri territori ed indebolisce la rete dei presidi della Legalità (la maiuscola non è un refuso), ci palesa un futuro sempre più prossimo nel quale il cittadino per sentirsi tale dovrà a suoi tempi e sue spese raggiungere lo Stato e le sue emanazioni.

Ora, se questo alleggerimento facesse da contraltare ad una visione foriera di sviluppo e di concertata autodeterminazione di percorsi, probabilmente si potrebbe immaginare che il sacrificio certo e la “scopertura” verso l’incombente presenza criminale dimostrata peraltro dai sempiterni fenomeni di usura, corruzione, concussione che riempiono le nostre cronache, potesse servire per la costruzione di un sistema economico-sociale nuovo e pulito, di una società capace da sola di respingere ogni male attraverso il rilancio delle locali sapienze e competenze.

Invece? Invece no! Basti leggere la Deliberazione della Giunta Regionale n° 162 del 22 Giugno 2015. In essa, con grande nonchalance il magnifico Governatore individua le aree interne dell’isola e tra queste il Calatino, i Sicani (che toccano ampiamente la costa Sud), le Madonie (Con Termini e Cefalù), i Nebrodi, e, udite, udite, il Simeto-Etna. Sono queste, a suo dire, le aree interne particolarmente svantaggiate sulle quali far pervenire l’enorme messe di finanziamenti previsti dai fondi europei a vario titolo.

Ora, caro Rosario, facci capire. Vero è che proprio di Caltanissetta ed Enna Tu, con la Tua irascibilità incontrollabile non ne vuoi sapere, vero è che la dignità della gente di queste contrade fa sì che magari non si cammini con le pezze al culo, ma veramente vuoi farci credere che la Tua megagalattica giunta, attorniata dall’esercito di roboanti e titolati consulenti, abbia potuto definire meno svantaggiate l’area ennese ed il “Vallone” nisseno? Se siete riusciti a farlo meritate una medaglia, un premio alla analisi socioeconomica.
Fateci capire quindi quali parametri sono stati utilizzati per giungere a questa bella convinzione, il PIL? Non penso, che di pil qui c’è a stento quello che portiamo pudicamente addosso; le infrastrutture? Beh, a parte la menomata A19 non mi pare che ve ne siano altre a rapidissimo esame. Certo, le altre aree non stanno bene, ma almeno lungo le coste godono delle attività turistiche e l’Etna-Simeto gode di infrastrutture turistiche, stradali, ferroviarie, aereoportuali, sanitarie, universitarie e della ricerca in generale, ha in sé una delle maggiori concentrazioni europee di centri commerciali, ha una sua seppur non grande realtà produttiva industriale.

Inoltre, carissimo Rosario, vi è una condizione essenziale nella formulazione delle definizioni geografiche, la corrispondenza semantica. Interno (cercalo su un qualsivoglia dizionario) è ciò che è dentro, al centro, lontano dai bordi e così, che Ti piaccia o no, sono le due a te invise cittadine, Enna e Caltanissetta.

Ora, sperando ancora nella Tua capacità di guardarTi allo specchio e finalmente di prendere l’unica decisione possibile dal giorno in cui incautamente tanta onesta gente Ti posizionò a Palazzo d’Orleans, mi rivolgo ai cittadini di queste due cittadine, che tempo addietro tentai di convincere a trasformarsi in Ennetta o Caltenna. Cari concittadini, è, qualora non ve ne foste ancora accorti, giunta l’ora di opporVi strenuamente a queste ridicole ed inaccettabili decisioni della Giunta Regionale. La opposizione deve passare dalla immediata sfiducia ad ogni Deputato locale che non abbia agito chiaramente avverso la ridicola scelta, dall’altrettanto immediato ricorso all’autorità comunitaria, dalla richiesta di dimissioni del Governatore.

Primi in questi atti dovranno essere i primi cittadini con in testa Ruvolo e Di Pietro, ambedue provenienti da esperienze politiche diverse da quelle di partito e, si spera quindi, non ligi a regole di stabilità dei gruppi di potere. E con loro tutti i sindaci dei comuni grandi e piccoli esclusi ingiustamente da quella che potrebbe essere l’ultima fermata del treno europeo per queste terre.

Staremo a vedere, di queste cose è fatta la speranza il resto, signori, è noia (cit. Califano).

Giuseppe Maria Amato

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