giovedì , Ottobre 10 2024

Enna. Polemica su commissariamento PD finirà a ”tarallucci e vino”

La polemica sul commissariamento del PD finirà a ”tarallucci e vino”
di Massimo Greco

PD pezzi spaccatoLa vicenda del commissariamento della federazione provinciale ennese del PD ci riporta ad una periodica riflessione in ordine alla mancanza di democrazia interna nei partiti politici, questione puntualmente bypassata da tutti i governi della Repubblica compreso quello delle grandi riforme guidato da Matteo Renzi. In quest’ultima legislatura si è cercato di mettere una “pezza” sulle modalità di gestione e rendicontazione del finanziamento pubblico, ma ci si è ben guardati dall’intervenire normativamente sull’anima dell’art. 49 della Costituzione, secondo cui “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Bene, senza entrare nel merito politico di un commissariamento che per la verità sarebbe dovuto arrivare all’indomani della sconfitta elettorale alla carica di Sindaco di Enna del Segretario provinciale Crisafulli candidatosi, peraltro, senza la lista ufficiale del PD, la riflessione che ci viene stimolata concerne l’ipotesi della nullità di tale commissariamento in presenza di un procedimento non del tutto conforme alle previsioni statutarie del partito democratico. Si apprende che il deliberato, a firma del vice segretario Lorenzo Guerini, è stato emesso il 15 ottobre riportando il parere favorevole e obbligatorio della Commissione nazionale di garanzia del partito che avrebbe dato il via libera il 16 ottobre, quindi il giorno successivo alla data di commissariamento.

Due osservazioni a caldo.

La prima è che l’eventuale annullamento in autotutela del provvedimento di commissariamento non produrrebbe alcun vantaggio alla federazione ennese del PD, atteso che il Segretario nazionale, in presenza del parere della Commissione nazionale di garanzia, reitererebbe il provvedimento cambiando solamente la data dal 15 ottobre al 17 ottobre 2015.

La seconda è che anche in presenza di palesi violazioni di regole interne, la giurisdizione rimane interna e quindi impregnata da regole non strettamente giuridiche. E’ stato più volte affermato il principio secondo cui l’intervento del Giudice nella vita interna dei partiti politici non si giustifica rispetto alla denuncia di “semplici” violazioni statutarie, ma è ipotizzabile solo in relazione alla lesione di diritti inviolabili, non “coperti” dalla tutela endoassociativa quali sono quelli di cui agli articoli 49 e 51 della Costituzione. Tipico è il caso di una violazione statutaria che rileva ai fini dell’esercizio della candidatura ad una carica elettiva, in cui la violazione delle regole di democrazia interna finisce per vulnerare il diritto di elettorato passivo costituzionalmente riconosciuto a tutti i cittadini.

Poiché, invero, la polemica sollevata in ordine alla scorretta procedura adottata per il commissariamento concerne una questione tipicamente interna e coperta dalla tutela endoassociativa, è facile prevedere l’esito finale: “tarallucci e vino”.

Solo i malvagi e gli stupidi possono accordare fedeltà totale a un partito.
(Anthony Burgess)

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