Sicilia. Rischiano il posto di lavoro gli operatori della Polizia provinciale
di Massimo Greco
La questione del personale delle ex Province regionali rischia di surriscaldarsi nuovamente alla luce dell’immobilismo derivante sia dall’impugnativa della riforma regionale sia dalla latitanza dell’Amministrazione regionale. Il combinato disposto di questi due aspetti ha, giustamente, messo in allarme tutto il personale dipendente la cui ricollocazione è subordinata ad una rideterminazione della dotazione organica, a sua volta, subordinata alla definizione dei criteri per la riallocazione delle funzioni e delle risorse finanziarie, umane e strumentali, affidata dalla riforma regionale ad un Osservatorio regionale non ancora istituito.
All’interno del suddetto personale due categorie soffrono maggiormente: il personale della Polizia provinciale e il personale precario ex lsu oggi contrattualizzato. Tralasciando il problema dei precari che merita una specifica riflessione, un’osservazione va fatta in ordine ai 170 componenti del Corpo di Polizia provinciale distribuiti tra le nove ex Province regionali. Se, infatti, il legislatore statale ha dimezzato le funzioni di Polizia provinciale disponendo il trasferimento del relativo personale ai Comuni – nei limiti delle dotazioni organiche anche in deroga alle capacità assunzionali e stabilendo altresì il blocco delle assunzioni del personale di Polizia municipale -, mantenendo in capo alle Province i soli servizi di Polizia provinciale connessi allo svolgimento delle loro funzioni fondamentali in materia di ambiente e circolazione stradale, sia del riordino delle funzioni di Polizia amministrativa locale (come per esempio in materia di caccia e pesca), in Sicilia si registra una pericolosa fase di stallo dovuta anche al fatto che le citate disposizioni statali sono applicabili nelle Regioni a statuto speciale compatibilmente con le disposizioni dei rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione.
Pertanto, mentre il processo di ricollocamento del personale della Polizia provinciale delle Regioni a statuto ordinario è in corso e procede spedito anche grazie al contributo della Corte dei Conti chiamata in più occasioni ad affermare la corsia preferenziale di detto personale per la copertura di posti resisi vacanti e disponibili nei Comuni (anche siciliani), in Sicilia non solo non si parla di ricollocamento del personale della Polizia provinciale, ma non si riesce neanche ad istituire quell’Osservatorio regionale che dovrebbe far quadrare il cerchio tra funzioni amministrative, risorse finanziarie e risorse umane nei futuri enti intermedi.
Se a ciò si aggiunge che la riforma siciliana sembra sconoscere le funzioni della Polizia provinciale, implicitamente inserite nel calderone delle ereditate funzioni amministrative già esercitate dalle ex province, e che non è affatto scontato che la Regione Sicilia possa continuare a mantenere un ente intermedio in un contesto ordinamentale che ne ha programmato l’espunzione definitiva, la prospettiva non può che essere scoraggiante.
E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza?
(Socrate)