Un’università Medicina. Caltanissetta non può giocare a “futti cumpagnu”
di Massimo Greco
Alla crociata messa in campo per impedire l’avvio dei corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie dell’Università “Dunarea de Jos” di Galati decentrati a Enna, per la quale sembra siano state allertate anche le basi missilistiche della NATO, ha aderito il partito democratico della città di Caltanissetta, infastidito dell’innovativa iniziativa. Bene, con gli amici nisseni dobbiamo cominciare a parlare chiaramente e con franchezza se si vuole condividere il progetto di condivisione strategica delle aree interne. Gli amici nisseni non possono duolersi solo delle iniziative che promuovono il territorio ennese e non anche allorquando il medesimo territorio ennese viene depauperato di pezzi dell’organizzazione statale a vantaggio di Caltanissetta. Non si infatti è registrata alcuna levata di scudi quando l’Ufficio di Ragioneria dello Stato di Enna è stato accorpato a quello di Caltanissetta, così come un’assordante silenzio sta caratterizzando l’ipotesi di accorpare la Prefettura di Enna a quella nissena. Per non parlare degli enti del parastato (Telecom, Enel, ecc…) che hanno già sperimentato queste fughe centrifughe verso la vicina città di Caltanissetta.
Un accordo con Caltanissetta, che non abbiamo esitato a definire indispensabile, richiede il rispetto delle proprie identità e della propria storia, tenendo presente che non potrebbe giustificarsi un accordo al ribasso nei confronti di uno dei due ex capoluoghi di provincia, oggi declassati a semplici comuni capofila dei rispettivi consorzi comunali. Postulato di questo assunto, che a noi appare ovvio, è che l’accordo con Caltanissetta non deve nascondere una fittizia cooptazione. Il silenzio che manifesta Caltanissetta quando Enna viene “scippata” di qualcosa di rilevante sotto il profilo istituzionale e la contestuale protesta che, invero, viene promossa quando, come nel caso in questione, Enna viene individuata per importante (ancorchè acrobatica) iniziativa, non depone a favore della collaborazione invocata. In soldoni, Caltanissetta non può giocare a “futti cumpagni”… a proposito di partito democratico.
D’altra parte, vero è anche che, sul piano della negoziazione politica, la classe politica e dirigente nissena si sta dimostrando decisamente superiore. Di quella ennese non si hanno più notizie confortanti da diversi anni. Il livello della rappresentanza è in progressivo calo e non riguarda solo la dirigenza politica. La crisi ha contaminato i vertici della pubblica amministrazione, delle forze sociali, delle associazioni di categoria, degli ordini professionali e di tutti i corpi intermedi in genere. In tale contesto di disarmante rassegnazione non solo è difficile riprendere i fili di un ragionamento a difesa del territorio, ma diventa anche difficile far sedere attorno allo stesso tavolo tutti i potenziali attori dello sviluppo locale. Nessuno dei cosiddetti stakeholder presenti nel territorio ennese ha pensato di convocare un incontro per ragionare coralmente sul futuro della provincia di Enna. E’ come se si stesse, più o meno consapevolmente, aspettando l’esito di un’eutanasia indotta dall’esterno ma, masochisticamente, gradita anche dall’interno.
“Io apprezzo l’amico che trova tempo per me nella sua agenda, ma ho caro l’amico che per me non guarda nemmeno l’agenda” (Robert Brault)
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