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Dossi(er) di Sicilia. Storie di salti, scaffi e annotazioni

Dossi(er) di Sicilia. Storie di salti, scaffi e annotazioni

carretto sicilianoCaro lettore, quella che stiamo per raccontarti è una storia che viene da lontano per arrivare ai giorni nostri. Trame oscure, nomi insospettabili e moventi fittizi ci portano alla storia che stiamo per raccontarvi. Abbiamo deciso di cambiare registro perché il tempo dei misteri volge al termine ed anche se siamo ai primi di novembre ci sembra proprio arrivato il momento da “squacchiata da nivi e da cumparsa de purtusa”.

Ma per capire da dove tutto inizi e dove tutto finisca bisogna partire da Roma e arrivare a Palermo, e prima ancora fare un salto a Palermo per poi andare a Roma.

Perché la storia che si racconterà da sé attraversa l’Italia in un indicativo salto spazio-temporale.
Roma. 8 ottobre 2015. Ignazio Marino annuncia le proprie dimissioni da Sindaco di Roma a seguito di un’efferata e quanto mai sospetta vicenda di spese di rappresentanza e relativi scontrini, a suscitare scandalo nell’opinione pubblica è soprattutto una bottiglia di vino da, udite udite signori, 55 euro.
La terra trema signori, ma non a Roma, bensì in Sicilia. E non è un film di Luchino Visconti.

Sicilia. 16 ottobre 2015. La Commissione di garanzia nazionale del Pd, su proposta del segretario dem Matteo Renzi, procede al commissariamento del Pd di Enna nominando Ernesto Carbone, commissario.

Palermo. 27 Ottobre 2015. Il Presidenza dell’ormai roccaforte della loggia dei Rosacrocetta barcolla ma non molla, e tenta il tutto per tutto procedendo all’ennesimo rimpasto di governo, a soccorrerlo si precipita dai cieli Romani il suo Angelino (alpha) custode.
Ma arriva troppo tardi per ristabilire l’ordine delle cose: nel cuor di Sicilia e nella sua capitale il polverone si è alzato e le ripercussioni non si fanno attendere. E’ il caso del Presidente dei trenini siciliani LB detto Boscaglia che si ritrova accusato di aver preso da un imprenditore agrigentino tangenti per evitare intoppi nello svolgimento dei lavori su un appalto da 26 milioni di piccioli bandito dal Corpo Forestale della Regione Sicilia; coinvolti nella faccenda anche alti funzionari della forestale. Proprio nel momento in cui nella roccaforte dei Rosacroce si assiste ad un rimpasto di governo ed il Presidente si mette il ferro dietro la porta minacciando il licenziamento di 24 mila operai della forestale.
Per raccontare questa storia dobbiamo fare un ennesimo salto indietro: è la fine dell’estate, settembre ci ammalia con la sua pioggia struggente e le foglie cadono dagli alberi e …….

Palermo. 19 Settembre 2015. Un uomo, sta percorrendo la A19 direzione Caltanissetta, sta rientrando verso la sua abitazione, è l’Agente C nell’antimafia siciliana, l’uomo delle chiacchiere, per gli amici il Cicerone, l’uomo che, nel tempo, ha fatto tremare il mondo della finanza siciliana per le sue dichiarazioni su alcuni connubi tra la mafia ed i colletti bianchi del malo affare. E’ l’uomo che rifiuta la carica di commissario dell’Irsap a due settimane dal Commissariamento del Pd in Sicilia. Siamo all’indomani della infuocata intervista con cui Marco Venturi, confindustriale di peso ed ex assessore regionale, accusava il presidente di Confindustria Antonello Montante di remare contro il lavoro portato avanti dall’Agente C nell’ente che ha preso il posto dei consorzi Asi. Con un gesto spiazzante e lungimirante dunque, il nostro Agente C, rifiuta la carica accusando il governatore di averlo lasciato solo e di avergli avanzato “indicibili richieste”. Lo stesso Agente C era stato difeso dal Rosacroce in persona quando la sua nomina all’Irsap fu osteggiata da una vasta gamma di oppositori, tra cui i 5 Stelle, parti del centrodestra e del Pd.

Insomma Roma, Confindustria, Antimafia, politico-imprenditoriale, Università, Prefetture ormai è guerra aperta in tutta la Sicilia. Salti chi può.
La terra trema, la Trinacria tutta si spacca, ma a venir maggiormente colpita è il cuor di Sicilia.

Nell’Impero del Conte Vladimiro, si balla ancora il samba del Carnevale di Rio De Janeiro, il carro trabocca di vincitori, i “quadaroni” sparano eroi a tinchitè. Ma chi tira carretto? Chi guida le forze oscure del male in cuor di Sicilia?

Siamo a Enna e dopo la bufala sulla lettera del ministero dell’istruzione per la chiusura dell’università di medicina rumena appoggiata dalla fantomatica Fondazione Proserpina, uno degli Alfieri del Kore (anche del barone rosso Vladimiro) viene coinvolto in una pesante accusa: tangenti per uno scandalo legato alla forestale.

E’ a questo punto della nostra spy story che di nuovo in Sicilia appare un “Libro Mastro”a riprova che i fatti Italiani nonché siciliani girano sempre intorno ad agende rosse, elenchi di muraturi e libri mastri dove tutto e niente viene annotato con cura dalle forze del male.
Sembra che il cavaliere del Libro questa volta sia un grosso imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di una società di costruzioni. Fermato recentemente dalla polizia, è stato trovato con una lista di nomi, con accanto delle cifre: una sorta di libro delle tangenti. Chi figura nell’agenda ? Alti ufficiali della dirigente generale della forestale, l’Alfiere del Kore di Enna e Maria Grazia Butticè, compagna dall’imprenditore agrigentino che ha distribuito le mazzette ai funzionari pubblici.

Siamo a un momento di svolta del mistero siculo-italiano non ancora risolto: la loggia Rosacrociana barcolla ma non molla a Palermo, Marino trabocca a Roma ma decide di non mollare (ma lo fanno fuori lo stesso!).

30 ottobre 2015. La parola d’ordine tra le forze del male è Abbattere, Abbattere, Abbattere “Marino” come una filastrocca che si ripete quando nel ‘43 il capo della spedizione dell’invasione siciliana appena messo piede nella trincea siciliana diede l’ordine di Kill, Kill, Kill. Così arrivano i primi colpi Marino accusato di peculato proprio negli ultimi giorni.
Il sistema tutto, minaccia di saltare; il quadarone di scontrini, scandali, tangenti, appalti truccati, licenziamenti annunciati, potrebbe essere l’inizio della crisi della Sicilia e della Terza Repubblica.

Tassello importante sarà la risoluzione di una matassa di intercettazioni che a Luglio 2015 ha visto coinvolti gli alti prelati della loggia Rosacrocetta sull’allora Assessore Lucia Borsellino, sulla quale si disse che andava fatta fuori come suo padre. A pochi mesi dallo scandalo dell’ intercettazione viene chiesto giudizio immediato per i cronisti che ne diedero notizia. Ad oggi, quelle intercettazioni non sono ancora state rese pubbliche, ne accertata la loro esistenza.

Ma come sempre se i cosacchi hanno visto lungo le intercettazioni si perderanno nei meandri delle tetre aule giudiziarie italiane, come fu per Ciancimino, per Salvo Lima per Michele Sindona e per tutti quelli che il sistema ha protetto perché pilastri ahinoi di un potere che tutt’oggi ancora si deve ancora comprendere.

Cari lettori se dunque abbiamo ritardato con le nostre cronache è per cercare di comprendere che cosa succede nel Paese dei Misteri irrisolti.
Ma questa, è la storia di tutte le storie, ricca di colpi di scena, di vincitori e vinti, di personaggi incredibili che sembrano raccogliersi lungo la misteriosa via di carri e carretti che da Roma va a Palermo e da Palermo va a Roma e in chissà quale altra capitale ancora.

I Tre Allegri Cosacchi Bianchi

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