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Enna. Quel ventennio maledetto!

Enna. Quel ventennio maledetto!
di Massimo Greco

enna frana caterina savoca seraDi fronte a delle foto di questo tipo ognuno ha una forma diversa di reazione. C’è chi si incazza, chi si scoraggia, chi piange (le famiglie e il ristorante sfollati) e chi grida alla scandalo. C’è pure chi cerca di non farsi prendere dal panico e prova a fare un minimo di analisi, ovviamente secondo propri elementi di valutazione e competenze.

Il titolo di questo commento potrebbe portare a chiedersi cosa c’entri il ventennio con la frana del Viale Caterina Savoca. E infatti il ventennio non è quello di mussoliniana memoria ma quello, più recente, che va dai primi anni ’80 ai primi anni 2000. In questi lunghi e tristi anni, di trasformazione e di transizione dalla 1° alla 2° Repubblica si registrano le politiche pubbliche più scadenti per il governo del territorio. L’assenza di adeguati controlli esterni sull’azione amministrativa degli enti locali in uno alla mancata razionalizzazione delle risorse finanziarie (maturata solo negli anni successivi con gli impegni sottoscritti dal nostro Paese con l’Europa) ha sostanzialmente consentito agli amministratori succedutesi nel tempo di sprecare fiumi di risorse finanziarie (rectius, “sbracamento”). E, come era prevedibile, all’incontrollata spesa pubblica non è neanche seguito un arricchimento delle comunità interessate, né in termini di infrastrutture materiali né in termini dotazioni culturali.
enna frana caterina savoca 3
In quel maledetto ventennio le Istituzioni hanno preferito promuovere politiche in grado di sviluppare consensi immediati e spendibili e non certo politiche di prevenzione e di buon governo del territorio utili solo alle future generazioni. Così, nelle programmazioni triennali delle opere pubbliche, rare, se non assenti del tutto, sono state le progettualità finalizzate alla manutenzione del territorio e alla prevenzione dei dissesti idrogeologici. Nessuna meraviglia, quindi, se, in presenza di un clima sempre più capriccioso, si assisterà al periodico crollo di qualcosa di importante.

In tale contesto, se la qualità delle Istituzioni pubbliche è in generale più bassa per tutte le regioni del Sud dell’Italia rispetto al resto del Paese, le isole (Sicilia e Sardegna) mostrano livelli di qualità delle Istituzioni anche peggiori della media del Mezzogiorno. In particolare, la Sicilia si caratterizza nel ventennio in questione, per valori della qualità delle Istituzioni sempre più bassi non solo della media di ciascuna macro area, ma anche rispetto al valore medio delle due isole maggiori, mettendo in evidenza una qualità complessiva delle Istituzioni siciliane inferiore anche alla Sardegna, con indicatori qualitativi particolarmente bassi nelle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
Ecco spiegate le ragioni sottese alla crescente mobilità dei nostri giovani verso le capitali europee.

enna frana caterina savocaE’ ormai evidente che l’esito della decisione di emigrare risulta influenzato certamente dal desiderio di vivere in aree geografiche che garantiscano migliori opportunità professionali, ma anche (e in molti casi, soprattutto) dalla prospettiva di una più elevata qualità della vita, intesa come risultato complessivo di un mix di fattori economici, sociali, istituzionali e culturali che hanno a che fare con benessere economico, opportunità di lavoro, mobilità sociale e dinamismo imprenditoriale, ma anche con l’efficienza delle Istituzioni, la maggiore disponibilità e qualità di servizi e infrastrutture, l’efficacia dell’azione giudiziaria ed amministrativa, la miglior tutela dei diritti di proprietà, l’ordine pubblico, il senso civico diffuso, ecc.

Siamo proprio sicuri che l’Italia in cui accade tutto questo è la stessa in cui si è celebrato l’Expo di Milano 2015?

“La differenza tra un politico ed uno statista sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni” (Alcide de Gasperi)

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