mercoledì , Ottobre 9 2024

La pasta con fave e ricotta

pasta-fave-e-ricottaIl gusto della tradizione. La pasta con fave e ricotta
Direttamente dalle genuine tradizioni contadine, un primo piatto semplice eppure ricco di sapore e benessere.
Ingredienti
– Pasta corta 600 gr;
– Ricotta fresca 300 gr;
– Fave fresche 1 Kg;
– Scalogno;
– Olio, sale, pepe
Preparazione
Sgusciate le fave, togliete loro il cappelletto e cuocetele in un tegame a fuoco molto basso con un po’ d’olio, lo scalogno, sale e pepe. Fate in modo che non soffriggano, ma cuociano e si insaporiscano nella loro stessa acqua. Cuocete intanto la pasta in un’altra pentola e, una volta al dente, conditela in una zuppiera con la ricotta fresca, sciolta con l’acqua di cottura della pasta. Versate le fave nella zuppiera e abbondate con il pepe!
Entriamo nel vivo. A breve – e ci spiace per chi le bistratta da sempre, o per i meno fortunati affetti da favismo – la “carne dei poveri”, così semplice eppure così sublime, tornerà in tavola a deliziare, più che nutrire. Parliamo delle fave, il frutto di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle leguminose. Da sempre apprezzate per la loro versatilità, sono l’ingrediente base di infinite ricette. Uno dei rari esempi di piacere e benessere, dato che sono un ottimo alleato contro cancro e ipertensione e un’inesauribile fonte di Sali minerali e proteine. Di origini antichissime, le fave sono state trovate in villaggi neolitici e in tombe egizie di 5 mila anni fa. La diffusione del prezioso legume, pare sia avvenuta lungo quattro diverse direttrici: la prima lo vede spostarsi dal Medio Oriente attraverso l’Anatolia, per poi passare alla Grecia, la costa Illirica, l’Italia e il resto d’Europa; la seconda direttrice è quella che parte dal delta del Nilo verso ovest, lungo la costa mediterranea dell’Africa, poi Magreb e Penisola Iberica; la terza è quella del delta del Nilo, lungo il fiume, fino all’Abissinia; mentre l’ultima è quella che congiunge la Mesopotamia, procedendo verso est, fino all’India. Più che un legume, un vero e proprio trait d’union tra popoli, civiltà e culture diverse, tutte accomunate dalla centralità attribuita alle virtù di questa prelibatezza. E non solo. Tante sono infatti le antiche credenze, ampiamente divulgate. Tanto per citare qualche esempio, anticamente le fave venivano considerate il cibo dei morti e perciò impure. Nell’antica Grecia venivano offerte a Bacco e a Mercurio per le anime dei defunti. Si narra che persino Pitagora proibì ai suoi discepoli di mangiarle, perché convinto che contenessero le anime dei defunti. L’accanimento di Pitagora, secondo una leggenda, fu tanto e tale da procurargli la morte: il filosofo, in fuga dagli uomini di Cilone di Crotone, preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che attraversare un campo di fave. Successivamente, anche tra i Romani si diffuse il consumo di fave durante i conviti funebri.
Aristofane invece, identificò nelle fave il cibo prediletto da Ercole per le virtù afrodisiache possedute dal legume.
Proseguendo con le tradizioni, antiche credenze sanciscono che se trovate un baccello contenente 7 semi, andrete incontro a tanta, tanta fortuna. Col passare del tempo, oltre che simbolo di fortuna, le fave sono divenute anche emblema della democrazia perché, sempre nella Grecia antica, venivano utilizzate fave di diversi colori per votare (quando si dice l’estrema versatilità!).

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