I sindaci e il declino inesorabile dell’ennese. Solo testimoni della nostra scomparsa?

I sindaci e il declino inesorabile dell’ennese.
Solo testimoni della nostra scomparsa?
by Vincenzo Cimino

Il territorio ennese, lo sanno tutti, dall’inizio secolo va perdendo la sua identità del passato. Si scolora per la perdita dei tratti forti di una Sicilia mineraria, agricola, montanara ma vogliosa di crescere. Si smantella per la chiusura di strutture e uffici pubblici nazionali e regionali. Si svuota di giovani e forze lavorative, di risorse d’ogni genere. Insomma, i suoi paesi invecchiano, la sua economia s’inviluppa e i suoi luoghi s’inaridiscono.

È, dunque, finita? Chi resta sta lì solo a consumare il presente, non dandosi più un’idea di futuro possibile nella sua testa? Quel che avviene pare che spinga in tal senso. E tutto si va svuotando: dai paesi che si dimezzano in popolazione alle imprese della zona industriale di Dittaino che muoiono, dalle sedi provinciali statali che chiudono ai servizi sanitari che si ridimensionano, dagli impianti come l’Autodromo da tre lustri inattivo al Castello di Lombardia che da decenni non è più il teatro più vicino alle stelle.

È un processo lento ma inesorabile, a strappi ma continuo. Le reazioni? Sono rituali: proteste tanto rumorose quanto inutili. Sono ininfluenti: lagnanze tanto gridate quanto formali. Sono ripetute: tanto teatrali quanto noiose. Sulla loro efficacia nessuno ci crede, magari quelli che stanno in prima fila pensando di fare la voce grossa! A questo punto è un giochino in cui ognuno ha la parte assegnata: chi decide sulle infelici sorti di quel che fu provincia ennese; chi manifesta il No, annacannusi ccu lamintu; chi sta a guardare limitandosi a dare a curpa sempre all’autri; chi si tiene a distanza perché tantu tutti i stissi sunu. Infine chi, e sono tanti, non partecipa ma neanche assiste poiché sinni futti. Finora si sono assommate sconfitte su sconfitte per ritrovarci laddove è definibile Riserva Indiana della Sicilia.

Diciamolo senza mezze frasi: ormai non reggiamo al minimo urto per sbattere da un guard rail all’altro. Tiriamo i freni usurati per dire, appena senza convinzione, No ai Poteri Centrali, essendo incapaci di tracciare percorsi alternativi e validi per tutti. Abbiamo rotto il motore delle idee credibili di una macchina che non resta da rottamare. È il caso di dire “siamo alla sfascio!“.

L’anno in corso è segnato da decisioni altrui che mettono fine a circa un secolo di Storia Siciliana con la Provincia ennese specifica della sua area interna. Non più la Sicilia dei 7 Valli del Regno borbonico (1816) riproposto dopo l’Unità d’Italia (1860), ma quella delle 9 provincie con Enna e Ragusa Capoluoghi (1929). Quattro avvenimenti si sono succeduti nel 2015:
· Nasce il Libero Consorzio dei Comuni, un presunto Ente intermedio che sta solo aprendo vie di fuga inconcludenti per Città come Piazza Armerina, e forse per altre. Aldilà del merito, emergono finora scarsa coesione territoriale e spinte d’un localismo insensato.
· E’ annunciata la fine della Prefettura di Enna nel quadro d’un riordino degli Apparati di Stato. È l’ulteriore chiusura d’un Ufficio pubblico decentrato, ma stavolta è quello della più alta rappresentanza del governo nazionale. Le prossime a cessare saranno l’ Agenzia delle Entrate e la Questura?
· Con una delibera di governo Crocetta esclude i Comuni dell’Ennese dalle Aree Interne della Sicilia. Sarà un disastro per noi, venendo eliminati dagli investimenti europei e dal piano strategico nazionale delle zone interne. Si sono persi titolarità territoriale e soldi per interventi pubblici.
· Il Collegio elettorale nazionale per noi sarà quello nisseno allargato ai nostri Comuni. È una ridefinizione politica dei territori della Sicilia che di certo si rifletterà su quello pubblico in generale.

Tali avvenimenti vedono di fatto estranei le forze rappresentative della vita ennese. Particolarmente i Sindaci che non li ritengono degni del loro impegno. Difatti, non insorgono, non s’incontrano per confrontarsi. E soprattutto non si propongono, nelle Sedi che decidono sul nostro avvenire, con idee e progetti innovativi, avendo come pilastro portante il Libero Consorzio delle Zone Interne della Sicilia.

Cari Primi Cittadini, non potete passare alla storia come i testimoni della nostra cancellazione.

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