Laura voleva separarsi dal compagno, Claudio Rampanelli, 63 anni. Così lui l’ha uccisa e ha poi ammazzato anche la figlia di lei, Paola Ferrarese, 27 anni, nata da una precedente unione della donna.
Il 25 novembre è la ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’. A proclamarla l’Onu nel 1999, scegliendo una data-simbolo. Perché il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, quand’era dittatore Trujillo, tre sorelle, Mirabal il cognome, considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate e i loro corpi furono scaricati in un burrone. Fu simulato un incidente. Insomma, un brutale assassinio da non dimenticare.
Uccise da mariti, fidanzati, spasimanti… perché? Perché donne desiderose di affermare la propria autonomia o semplicemente perché cose, oggetti posseduti da rompere piuttosto che condividere o semplicemente lasciare. Avremmo voluto un 2015 senza femminicidi, ma non è così. Un ricordo per alcune delle tante, troppe donne, uccise. Un ricordo che per quanto breve servirà a non dimenticare le loro storie. Le vittime di qualcosa che gli assassini si ostinano a chiamare amore. Gli assassini sono uomini normali: mariti, padri, compagni.
Non sempre e non ovunque le cose sono cambiate la Redazione di Vivienna ha voluto ricordare alcune delle vittime della misoginia strutturata; latente negli animi feriti e evidente nei corpi offesi e gettati come cose inservibili, inutili. Nell’augurarci che cali l’indifferenza verso i soprusi di genere ricordiamo il 1522, numero antiviolenza attivo ogni giorno, ogni ora perché la violenza non riposa mai.
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