Enna. Città universitaria o capitale della cultura?
Dopo la contesa facoltà di medicina promossa dall’Università romena Dunarea de Jos si parla anche di facoltà del Mediterraneo come proposito per il 2016. Sembrano proliferare le iniziative accademiche straniere. E’ stata scoperta una nuova vocazione per il territorio ennese o cos’altro? Ne parliamo con Massimo Greco.
Dopo Medicina anche una facoltà straniera del mediterraneo, non è forse uno modo per ottenere il riconoscimento di una 2° libera Università non statale?
Non credo, l’istituzione di Università non statali è ipotizzabile per filiazioni italiane di Università straniere attive da oltre un triennio ed a condizione che i titoli rilasciati in Italia siano stati dichiarati ammissibili alle procedure di riconoscimento del Ministero dell’Università. Le iniziative che stanno portando avanti non riguardano le filiazioni, bensì l’attivazione di veri e propri corsi di laurea da parte di Università straniere in territorio italiano.
Ma questo è possibile?
E’ proprio questo il terreno di scontro con il Ministero dell’Università. Il fatto che nel nostro ordinamento sia prevista la sola ipotesi della filiazione di Università straniere non esclude che le norme del Trattato europeo non siano bastevoli per un’iniziativa accademica straniera attivata in Italia. Per provare a rispondere comunque al quesito bisogna cominciare dalla natura giuridica dell’iniziativa. Va precisato, a tale proposito, che l’organizzazione, dietro corrispettivo, dei corsi di formazione superiore è un’attività economica che rientra nel capitolo del Trattato relativo al diritto di stabilimento quando è svolta da un cittadino di uno Stato membro in un altro Stato membro, in maniera stabile e continuativa, a partire da un centro di attività principale o secondario in quest’ultimo Stato membro. In tale contesto, la Corte di Giustizia Europea si è già espressa in materia, affermando il principio a tenore del quale l’art. 43 del Trattato osta a una prassi amministrativa, quale quella promossa dal Ministero dell’Università, in forza della quale i diplomi universitari rilasciati da un’Università di uno Stato membro non possono essere riconosciuti in un altro Stato membro quando i corsi propedeutici a tali diplomi sono stati tenuti in quest’ultimo Stato membro.
E quindi il titolo accademico rilasciato sarebbe riconosciuto anche in Italia?
Il titolo accademico è certamente valido ma non ai fini dell’esercizio della professione. Come già detto in altra occasione il “riconoscimento automatico” dei titoli accademici che abilitano all’esercizio della correlata professione in Italia è un adempimento amministrativo demandato al Ministero della Salute che, mediante apposito decreto riconoscerà, previa istanza dell’interessato e correlata istruttoria in ordine ai requisiti previsti dalla citata normativa, il titolo di studio rilasciato dall’Università straniera.
Se filasse tutto liscio si potrebbe parlare di una vera città a vocazione universitaria….
E perché no, anche la Kore era un sogno che si è materializzato, così come si è materializzato molto tempo prima il sogno dell’Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico di Troina grazie alla determinazione di Padre Ferlauto. Alta formazione e cultura sono le uniche due idee-forza su cui punture per una strategia di sviluppo delle aree interne della Sicilia. Gli altri modelli di sviluppo sono stati fallimentari sia quelli della programmaziome negoziata (patti territoriali, pit, prusst, leaders, ecc…) sia quelli dei big player (aereoporto intercontinentale, parco tematico di Regalbuto, ecc…).
Ma non è tutto oro quello che luccica alla luce dell’inchieste giudiziarie in corso…
Certo, infatti la classe dirigente di questo territorio, o quella che rimane, deve avere la capacità di isolare ciò che è negativo da ciò che è positivo, sia con riferimento alla risorse umane che alle politiche ed ai modelli comportamentali. Una sorta di sbramatura della pula del grano.