Vado al cinema a vedere l’analisi socio / antropologica zaloniana 2016. Il neo Odisseo per salvarsi l’anima narra il suo peregrinare al saggio troglodita, che magnifica il sorriso dove il progredito occidentale celebra ben altro. Al freddo l’amore si fa libero e prolifico così come al caldo e al centro che patisce asfittici condizionamenti e mutilanti liturgie. L’uomo alfa che viveva di provincia e privilegio in nome della prima Repubblica non lascia e nulla, nulla, riesce a farlo desistere. Nulla fuorchè la prole seppur femmina. Il maschio suonatore di clacson, mamma dipendente e fedele alla poltrona allora si ricrede e firma e fa cose che mai avrebbe potuto pensare possibili. Quo vado fa ridere meno di Sole a catinelle e sebbene magnifico nei paesaggi e di quello più “provinciale”. Zalone è Ulisse ma anche Gattopardo e italiota e come tale descrive un moto immutabile e un cambiamento impossibile, specie se a vederlo e a riderne c’è l’uomo medio che pensa al vicino e al collega e all’amico e al parente. No spettatore sei tu, sei proprio tu allo specchio specie se sei parte del sistema che alimenta e nutre i suoi munifici figli. Il regista del film è Gennaro Nunziante, che ha diretto anche i tre precedenti film di Checco Zalone Cado dalle nubi, Che bella giornata e Sole a Catinelle. Tutti e tre i precedenti film di Checco Zalone sono andati benissimo, battendo diversi record. Quo vado? ha però già battuto alcuni di quei record, è diventato il film che ha incassato di più nel suo primo giorno nei cinema italiani: circa 7 milioni di euro.
Gabriella Grasso
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