FAMILY Day
A chi? Per chi? Perché?
Ieri a Roma il corteo per dire NO alla richiesta di un diritto altrui, ma non si protestava per chiedere un diritto proprio?
Che ci fosse il bisogno di un corteo per rivendicare la famiglia tradizionale come istituzione o ‘superpotenza’, troppe volte ipocrita, su cui si è basata l’intera crescita economica del XX sec. ne è stato chiaro esempio ieri a Roma la manifestazione del Family Day contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Ma ce n’era davvero bisogno?
Allora, andiamo con ordine. Chi si cerca di proteggere impedendo diritti equiparati alle famiglie ‘volute da Dio’?; Quali sono le famiglie volute da Dio? Perché, soprattutto, è la politica e le sue dinamiche ad arrogarsi il potere di stilare le precedenti categorie?
Arrovellarsi su questi interrogativi è a volte pressocchè inutile, se non fosse per il fatto che a rifletterci bene si intuiscono i risvolti di puro interesse personale o di casta che in più delle volte spinge a lottare per certi Sì o certi No.
Categorie. Se dovessimo categorizzare le motivazioni di una scelta piuttosto che un’altra, dovremmo anche capire sotto quale bandiera quella scelta si fa. O meglio, a chi si fa torto scegliendo una strada piuttosto che un’altra.
A capo di ogni diritto, in una nazione di diritto quale dovrebbe essere la nostra, c’è un individuo e l’insieme che esso rappresenta. Adesso la domanda che ci poniamo, o che meglio dovremmo porci tutti è, se davvero ogni individuo nella nostra nazione è tutelato, almeno nella forma, da un diritto; e soprattutto che non ve ne siano alcuni addirittura vessatori verso questi individui stessi.
Se la legge sulle unioni civili estende un diritto finora di prerogativa delle unioni etero anche ai gay ben venga, se poi il problema è una questione di impatto morale, che si facesse mente locale alle infinite contraddizioni che una famiglia tradizionale in senso cattolico/istituzionale reca con se. Se estendere un diritto apporta più gioia ad altri individui poco importa se fa storcere il naso ai benpensanti del fronte conservatore. Gli esempi di fallimento di certi pilastri della morale si sprecano, sia in ambito laico sia in ambito cattolico. Questo non vuol essere un forzato liberismo, né una anti morale oltranzista, ma un’idea di equiparazione che aggiunge e nulla toglie a chi ha già.
Diversi i punti di vista, nella collettività come nella politica per approdare fino allo scoglio cattolico indissolubile dalla nostra storia, ed è giusto che lo sia. Ma è inevitabile la strumentalizzazione che di un fatto se ne fa, quella è inaccettabile, è evidente che certi argomenti minino alti interessi, caste, ipocrisie, ma se davvero vogliamo dare ai nostri figli un futuro libero è giusto che certe scelte e certi interrogativi vengano alla luce. I gay di oggi sono il prodotto della tradizione, delle verità celate, dello struzzo con la testa sotto la sabbia; sono parte di noi da sempre e oggi c’è semplicemente la volontà di non nascondersi ma di essere se stessi sempre, in ogni occasione e ambito, senza per questo essere considerati ‘categoria protetta’. Perché se un diritto è esteso, è lì per tutti, senza ‘ma’ ed eccezioni del caso, come per i doveri a cui tutti siamo sottoposti, non c’è una categoria esonerata dal rispetto di una tale regola, perché l’eccezione compare nell’utilizzo del diritto?
Dina La Greca