Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ha portato il suo Slurp anche in Sicilia. A Caltanissetta, Palermo e Catania, la pieces di Travaglio ha stuzzicato il pubblico. Lo spettacolo è iniziato con una domanda: “ ViviEnna c’è? No perché se non è presente almeno una voce del giornale online tra i più letto dai giornalisti del Fatto io non comincio. Ogni volta che scriviamo di corruzione, malaffare, università e parauniversità ennese da ViviEnna attingiamo a piene mani” * .
Rassicurato da una voce sul loggione, lontana, lontana, Travaglio ha iniziato una performance di tre ore.
Tre ore di analisi e lettura dei giornali italiani, tre ore di confronti fra le firme più autorevoli e più compiacenti e compiaciute: Repubblica, Corriere, Il Foglio (velina clandestina per l’esiguo numero di lettori a detta di Travaglio), il Sole, da Craxi a Renzi. Direttori e collaboratori tesserati e bollati, pronti a farsi ex per diventare pro: Ferrara, nella rosa delle belle penne, detiene il più alto numero di salti da una opinione all’altra anche discordante anche antitetica. Tutti craxiani sub Craxi, tutti dipietristi e contrari alle lordure craxiane sub Di Pietro e poi tutti pro toghe, anche rosse, anche il futuro castigatore di minorenni maggiorate: Berlusconi. Berlusconi, al solo nome le platee si infiammano, Berlusconi e del di lui medico Scapagnini: creatore di un elisir di eterna giovinezza per l’indiscusso leader, adorato da Tosi e Alfano e ancor più dagli attuali adoratori del Matteo slinguato in ogni modo e dove, che dimentichi dell’antico bene oggi ne scrivono un gran male. Sulle capacità amatorie del Cavaliere i giornalisti si sperticarono in numeri, pose e cose, ma si dissero pure sicuri della impotenza del Silvio ai tempi del processo per sfruttamento della prostituzione. E poi Mubarak e poi Gheddafi amato e bombardato sempre con il placet degli scriventi blasonati. L’Italiota è così, non abbisogna di forzature per mutar opinione la muta da sé senza sforzo alcuno e ancor prima che muti il nome: Monti, Letta, Renzi a ognuno un aggettivo a ognuno uno slinguone e poi a ognuno una critica, ma dopo, solo dopo. E come Napolitano abusò del suo potere Mattarella abusa dei suoi silenzi e Mussolini del suo impeto. Ferrara, Vespa, Merlo zio e nipote Rondolino Cerasa e tanti, tanti, altri, tutti proni, tutti adeguati all’idea banale vestita di originalità. La chiusura è di Mussolini che indignato per l’eccessiva prodigalità che di lui nei giornali si faceva chiamò per dire : “va bene anche meno”. Lo slurpare eccessivo può provocare aspettative deluse e alla lunga l’italiano può anche scocciarsi, forse.
Gabriella Grasso
P.S.
L’asterisco serve a sottolineare il parossismo ironico. Travaglio ha veramente detto di “servirsi” di Vivienna, ma l’ha detto in segreto al solo direttore del Primavera, subito dopo lo spettacolo, in presenza di “figure” istituzionali, queste ultime anche loro ad aspettarlo “fuori scena” dopo la fatica di tre ore di spettacolo forse anche loro per uno “slinguone”.
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