I cambiamenti nella P.A. sono sempre avvertiti come momenti destabilizzanti, soprattutto allorquando vengono messe in discussione posizioni di comodo e, spesso, di privilegio. La recente rotazione del personale dipendente al Comune di Enna ha generato un vespaio di polemiche che sembra destinato ad amplificarsi. Ne parliamo con Massimo Greco.
La rotazione delle risorse umane in un Comune è obbligatoria?
E’ uno strumento non nuovo del pubblico impiego che ha a disposizione il datore di lavoro nell’ambito dell’ottimizzazione delle risorse umane. E’ stata introdotto espressamente con la legge Brunetta del 2009 e reso obbligatorio dalla legge anticorruzione nel 2012 solo per le aree individuate “a rischio corruzione” dai rispettivi piani triennali anticorruzione.
Sono previste delle deroghe?
Certamente, le deroghe devono essere previste dal locale piano triennale anticorruzione e comunque, anche in assenza di una specifica regolamentazione, non bisogna dimenticare che la rotazione è sempre uno strumento per assicurare gli obiettivi di buon andamento dell’azione amministrativa. Questo significa che la rotazione non va fatta se può mettere a repentaglio l’efficace ed efficiente esercizio della funzione pubblica e della correlata azione amministrativa. E’ difficile, ad esempio, far ruotare un dipendente su cui il medesimo datore di lavoro ha investito in formazione professionale impegnando corpose risorse finanziarie, si rischierebbe il danno erariale. In tutti i casi in cui si deve derogare alla rotazione un’ampia motivazione mette comunque al riparo l’Amministrazione.
Chi è competente alla rotazione del personale?
La rotazione, che si concretizza attraverso la mobilità obbligatoria interna del personale interessato, è annoverabile tra gli atti gestionali di competenza dirigenziale a meno che sia contestuale all’assegnazione di incarichi di responsabilità dei servizi. In quest’ultimo caso la competenza è del Sindaco.
C’è chi vorrebbe subordinare l’efficacia della rotazione ad un esame del Consiglio Comunale…
Il Consiglio comunale può affrontare il tema solo nel contesto di un’attività ispettiva, non avendo alcuna competenza su un atto che è solo uno dei tanti adempimenti previsti e programmati nel piano triennale anticorruzione regolarmente approvato.
Ma almeno il piano triennale anticorruzione è stato approvato dal Consiglio comunale?
La competenza ad adottare il piano triennale della prevenzione della corruzione, per quanto concerne gli enti locali spetta alla Giunta, anche alla luce dello stretto collegamento tra il piano triennale di prevenzione della corruzione e i documenti di programmazione previsti dal Piano nazionale anticorruzione, salvo diversa previsione adottata nell’esercizio del potere di autoregolamentazione dal singolo Ente; non mi risulta che il Comune di Enna abbia stabilito diversamente. Tuttavia l’ANAC suggerisce adesso di coinvolgere il Consiglio comunale perchè ne prenda solo formalmente atto.