“La vendetta è il territorio infinito delle conseguenze indesiderate, Julie. Tuo padre governatore non te l’ha spiegato abbastanza? Il trattato di Versailles ha prodotto dei tedeschi vessati che hanno prodotto degli ebrei erranti che fabbricano dei palestinesi erranti che fabbricano delle vedove incinte dei vendicatori di domani.” (Daniel Pennac)
Una dannosa aria di sufficienza per l’ennese
Le conseguenze dell’uscita di Piazza Armerina dal Libero Consorzio di Enna
Non abbiamo registrato fino ad ora nessuna forte voce di rammarico, di protesta, di malcontento, di allarme né tantomeno qualche flebile segno di dubbio per lo scriteriato riassetto territoriale che ha promosso e fagocitato una miope e assai mediocre classe politica regionale assecondata da un associazionismo degli enti locali che in Sicilia, diversamente da quello che accade nel resto d’Italia, è solo pronta, nell’assenza di reali proposte innovative e vincenti, a disseminare obsoleti campanilismi e rinnovare inutili antagonismi geografici. Sembra, (ma adesso ne abbiamo certezza) che nella terra dei pirandellismi, la piccolezza culturale ed il nanismo politico – buoni a giustificare interessi e personalismi di ogni genere -hanno il solo reale obiettivo di avere sempre la disponibilità di maggiori disaggregazioni territoriali che per continuare la loro magra esistenza hanno sempre il bisogno di ricorrere all’intermediazione del baronaggio politico locale non avendo la consapevolezza, (e, forse, la capacità) di costruire progetti e visioni territoriali aggregative e solidali. Questo vale sia per la politica cresciuta, come ripetiamo da sempre, ad un cursus honorum fatto di campanilismo che per la gran parte della cittadinanza disabituata e mai sospinta a processi di reale ed attiva partecipazione e cocreazione di futuri possibili: ma è oramai risaputo che abbiamo saltato un intero periodo storico fatto di quelle realtà comunali del centro e nord Italia che avviavano il coinvolgimento civico. Le stesse carenze storiche che continuano ancora oggi ad impadronirsi della rappresentanza politica nostrana, quest’ultima, priva di spessore ma satura di rampantismo autoreferenziale, alimentano, nell’attualità, pericolosi ed anacronistici frazionamenti amministrativi che si riverberano, oggi, nelle perdenti politiche di centrifugazione territoriale sostenute da una rappresentanza politico-parlamentare priva di qualsiasi progetto capace di generare, attraverso meccanismi di solidarietà e collaborazione istituzionale, tra i diversi soggetti dispiegati sul territorio (Comuni, Liberi consorzi comunali, Regione ed Aree metropolitane) il rafforzamento di processi relazionali virtuosi. Al contrario, trincerandosi in una superata ed atipica lettura delle prerogative statutarie siciliane, nel vuoto ideale e programmatico che contraddistingue l’attuale fase politica regionale, la rappresentanza politico-istituzionale – priva di qualsivoglia visione innovativa – rafforza micro-territori incapaci (per l’esiguità dimensionale) di leggere e saper cogliere le dinamiche territoriali. Per fare emergere la gravità della situazione dell’atomizzazione delle istituzioni locali basta ricordare che in Sicilia, nonostante vi sia il 50% dei Comuni sotto i cinquemila abitanti (199 su 390), non si riesce ad avere una legge regionale che incentivi fortemente le fusioni e gli accorpamenti comunali con una soglia demografica al di sopra dei diecimila abitanti per dare efficienza di spesa e di gestione, anzi, succede tutto il contrario, col richiamo del Presidente dell’ANCI Sicilia al mantenimento del vecchio retaggio campanilistico funzionale solo all’autoreferenzialità elettorale del potere.
E mentre nel resto del paese si assiste alla istituzione di nuovi comuni per accorpamento o fusione riducendone drasticamente il numero e dando loro vantaggi fiscali e risorse finanziarie extra patto di stabilità la Sicilia non continua ad adeguare l’ordinamento istituzionale ai principi della riforma nazionale.
Il groviglio politico regionale ha preferito realizzare un assetto delle istituzioni locali improntato ad una sempre piu’ debole coesione territoriale favorendo, come abbiamo fatto rilevare, meccanismi territoriali dissipativi anziché iniziative aggregative in cui le capacità di agglomerazione territoriale avrebbero portato ad una sempre piu’ ottimizzazione delle risorse presenti nel territorio.
Sembra che la classe politica siciliana, sulla cui pochezza programmatica e politica non abbiamo alcun dubbio, sconosca quei quadri territoriali e quei documenti prodotti da insigni studiosi e importanti istituti di ricerca orientati verso nuove macro territorialità. Lo stanno facendo nell’Italia centro-settentrionale mentre continuiamo ad arrancare nell’Italia delle vecchie e nuove feudalità in cui magari, parafrasando un attento testo, ci sentiamo “liberi servi”.
Così il nostro auspicato riassetto territoriale ha avuto esiti opposti con nuovi smembramenti territoriali privi di qualsivoglia criterio di appartenenza e di coerenze. E’ significativo, a tal proposito, l’esempio del soccorso territoriale che Piazza Armerina e Gela offriranno a Catania, contribuendo a rafforzare la piattaforma territoriale orientale catanese in cui questi nuovi inglobati territori occuperanno nuove posizioni di marginalità geografica che indeboliranno il bacino centro-meridionale isolano con evidenti disagi nella rete dei servizi per i cittadini che dovranno aumentare l’isocrona di percorrenza per accedervi.
Se i nostri legislatori avessero avuto conoscenza, approfondimento ed acume avrebbero ad esempio scoperto che sul Progetto UrbaCost, a cui ha aderito anche la Regione Siciliana, poteva costruirsi e rafforzarsi l’aggregazione della parte territoriale mediana della Sicilia come base di inizio per una successiva piu’ ampia territorialità che avrebbe ricompreso anche Agrigento, Caltanissetta ed Enna fondando così la nuova area metropolitana centro-meridionale come cerniera ed elemento di unione con le altre realtà circostanti.
Una vera e propria innovazione amministrativa che prendendo spunto dalla storica Via Halesa, più nota come Via del Grano sarebbe stata capace di incentivare tutte le interrelazioni dinamiche tra costa ed entroterra in una unicità territoriale da Santo Stefano di Camastra fino a Gela recuperando ed attualizzando, anche dal punto di vista istituzionale, quell’antichissimo sistema di spostamenti agro-silvo-pastorali, su cui costruire una piu’ forte ed incisiva consorzialità comunale. In questo senso ricordiamo la lungimiranza della Provincia Regionale di Enna quando firmò nell’ottobre del 2005, Presidente Cataldo Salerno, il Protocollo di Intesa UrbaCost Sicilia centrale insieme al Direttore regionale all’Urbanistica, ai presiedenti delle Province di Caltanissetta e Messina e al preside della facoltà di Architettura di Palermo.
Le potenzialità di nuove, originali ed interessanti interconnessioni territoriali del Progetto UrbaCost, visto come elemento identitario di una visione territoriale accattivante e in grado di rilanciare territori interni ed aree costiere sono state mortificate da calcoli politici intrisi del peggiore stagnante localismo conservatore che nel corso della storia siciliana invece di essere combattuto ed osteggiato dalla popolazione, anche da quella piu’ attenta e dinamica, è stato, la maggior parte delle volte, salutato sempre come un vero e proprio salvavita non avendo nient’altro. E così mentre, pur nelle difficoltà attuali, le altre parti del paese si avviano ad essere meglio organizzate e piu’ efficienti, in Sicilia, i fautori di modelli organizzativi basati da una parte sulle vendette del campanile, delle rivincite territoriali e dall’altra su presunti irrealistici protagonismi continuano ad alimentare inutili divisioni territoriali che priveranno, questo sì, la Provincia di Enna di magneti culturali di grande bellezza. Ma la consapevolezza di tutto ciò è ancora lontana.
Per noi questa sleale concorrenzialità territoriale, fagocitata dal disattento legislatore siciliano, è dannosa per la Sicilia rischiando di travolgere intere popolazioni. Gradiremmo una risposta dagli attori protagonisti.
Giuseppe C. Vitale – Urbanista