Ex presidente SiciliAmbiente: se l’ATO ha fallito è in gran parte colpa dei cittadini che non hanno pagato e non pagano le bollette

Saro Agozzino, ex presidente di SiciliAmbiente (dal 1989 al 2007), società pubblica-privata che ha gestito il servizio rifiuti interviene sulla vicenda rifiuti.

D. Professore Agozzino che sta succedendo nell’ATO rifiuti?

R. Per capire qualcosa bisogna fare una premessa: la riforma del sistema rifiuti nasce da 2 decreti legislativi, il Ronchi e il Mattioli, e il sistema funziona benissimo in tutta Italia tranne che in Campania ed in Sicilia.

D. Ci sarà un motivo.

R. Certo, ci sono responsabilità a tutti i livelli, a partire dalla Regione per finire ai cittadini, passando per i Comuni.

D. Cominciamo dalla Regione.

R. A parte alcuni errori di impostazione iniziale (vedi 27 ATO) la Regione Con ha mai varato un vero piano per lo smaltimento dei rifiuti non avendo ancora deciso se fare i termovalorizzatori o le megadiscariche e saremo costretti a spedire all’estero la spazzatura con le navi e i treni. I Comuni della nostra Provincia oggi conferiscono in discariche private a cento chilometri di distanza con aggravio di costi notevole.
Fra l’altro nel 2010 l’ARS ha approvato la legge 9 che il governo non ha mai fatto applicare lasciandone l’interpretazione alla libera scelta dei Comuni.

D. Passiamo ai Comuni.

R. Cominciamo col dire che i Comuni sono sempre stati ostili alla riforma. A suo tempo il Presidente della Regione ha dovuto mandare i commissari ad acta per approvare l’adesione dei Comuni della nostra provincia all’ATO perché nessuno di essi aveva voluto deliberare.
Coerentemente hanno sempre remato contro l’ATO da loro considerato una controparte e non certo la loro società nonostante i Comuni siano gli azionisti e quindi i padroni.
Oggi i Sindaci stanno realizzando il progetto di riportare il servizio dei rifiuti nell’ambito comunale attraverso la finzione giuridica dell’ARO (Ambito di Raccolta Ottimale). Funziona così: ogni Comune (o gruppi di Comuni) costituiscono un ARO (con l’acquiescenza della Regione) e gestiscono il servizio di N.U. in proprio attraverso un’impresa scelta a trattativa privata ex art. 191 o costituendo una propria società di servizio gestita con uomini di propria scelta e gradimento.

D. Qual è il problema?

R. In questo disegno c’è un ostacolo che sono i dipendenti amministrativi dell’ATO che andrebbero collocati nel nuovo sistema e quindi bisogna “eliminarli” creando le condizioni per il licenziamento.
Allora si mette in scena la farsa della trattativa economica tesa al taglio dei costi che ha portato addirittura ad una ipotesi di risparmio di oltre tre milioni di euro. Ma questo non basta e si alza l’asticella della trattativa per arrivare alla rottura.

D. Facendo tutto questo si arriva però ad una diminuzione dei costi del servizio e ad uno sgravio per gli utenti.

R. Questa è la scusa. Ma nei fatti non sarà così. Il servizio gestito da una società pubblica (ATO – Sicilia Ambiente) non ha problemi di guadagni, mentre una qualsiasi impresa privata deve prevedere un utile di impresa del 15/20%. E la costituzione di una propria società di servizi -che deve partire ex novo – ha spese notevoli.
La cosa incredibile di questo progetto, portato avanti con l’acquiescenza (per non dire complicità) di alcuni Sindacati, e che segna praticamente il fallimento dell’ATO e il licenziamento di parecchi dipendenti, è che tutto questo è realizzato anche da alcuni Sindaci che hanno provato sulla loro pelle cosa significa la perdita del posto di lavoro e da altri che sono stati amministratori dell’ATO e che dunque sono corresponsabili di questa situazione.
Per non dire del Presidente e del Vicepresidente della SRR (l’organismo di gestione che sostituirà l’ATO) che invece di strutturare la società per la quale sono stati eletti, per primi si sono sganciati per costituire una propria società.

D. E i dipendenti come stanno reagendo?

R. In ordine sparso. Invece di difendere uniti la loro società, la loro competenza e professionalità e le ragioni della legge che li garantisce, hanno creato un clima di divisioni mettendo quelli dell’ATO contro quelli di Sicilia Ambiente, i dirigenti a difesa dei loro privilegi e molti altri alla ricerca di qualche Sindaco sponsor che garantisca comunque il loro posto.
Per non parlare del ruolo di alcuni sindacati che stanno sempre dalla parte del “padrone”.
In questi giorni finalmente pare abbiano capito a che cosa stanno andando incontro ed hanno approntato un documento denunzia indirizzato alle autorità competenti.

D. In tutto questo gioco non si tiene conto dei cittadini che vorrebbero un servizio efficiente.

R. I cittadini in questa vicenda non sono vittime ma corresponsabili dello sfascio. Se l’ATO ha fallito è in gran parte colpa dei cittadini che non hanno pagato e non pagano le bollette. Ai tempi dell’ATO pagava solo il 35% degli utenti. Oggi mi risulta che in molti Comuni paga circa il 50%. Quindi il servizio è caricato in gran parte sulle casse comunali, il che porterà in pochi anni i Comuni al dissesto finanziario.

D. Allora come se ne esce?

R. L’assessore regionale ha preannunciato per le prossime settimane (?) un provvedimento legislativo della Regione per uscire dalla crisi attuale. Ma sia ben chiaro che, ovviamente nel rispetto della nuova normativa, i Comuni devono procedere su due fronti: far pagare le bollette ai cittadini utenti e dare certezza occupazionale ai dipendenti. Solo così si eviterà il dissesto dei Comuni e un contenzioso infinito con tutti quelli che perderanno il posto di lavoro.

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