1° MAGGIO, evento sbiadito e consunto
Eppure, i trentenni………
by Enzo Cimino
1° Maggio, Festa del Lavoro. Cosa ha rappresentato, e raffigura oggi, da queste parti, ossia nei nostri luoghi ennesi e della Sicilia Interna? Tanto, ma veramente tanto, nei lustri passati. Poco, e certamente poco, negli ultimi anni. E’, ormai per moltissimi, un giorno festivo come domenica qualunque. Non è più testimonianza, con cortei e comizi di piazza, dei valori del mondo che produce la ricchezza del Paese, momento di alto impegno politico dei lavoratori, incontro della gente che spinge al cambiamento sociale a favore della gente comune. Non è neanche l’occasione di una salubre e gioiosa scampagnata collettiva attorno i laghi e nei boschi.
Chi, gente della mia età, non ricorda le sfilate degli zolfatari con i loro visi duri e orgogliosi, dei braccianti con i loro volti scarni e scuri e degli edili con le loro facce asciutte e solari; c’erano anche i colletti bianchi, sia pur minoranza. E poi i raduni con i leader sindacali che esaltavano le passioni civiche ed galvanizzavano le coscienze sane.
Era il Gran Giorno per rievocare la Storia delle lotte e delle conquiste del mondo ennese del lavoro, ma parimenti per gravarsi nuovi compiti di sviluppo dei paesi della Sicilia Interna. Si manifestava in clima di solennità e festosità. Viene da dire: Che 1° Maggio erano quelli!!
I temi vertevano sempre sull’arretratezza economica dei nostri territori, sul bisogno di strutture per nuovi servizi sociali e d’infrastrutture per liberarsi dall’isolamento. Si volevano ospedali e scuole, si rivendicavano strade e bacini idrici, si esigevano zona industriale e aree artigianali, si parlava della crisi delle zolfare e del futuro della miniera di Pasquasia.
Col tempo, di anno in anno, la Festa del Lavoro diveniva un evento sbiadito e vago, quasi a voler seguire la nuova marginalità di questa Sicilia Interna, ormai segnata con stampo delle 3.i: Inviluppo economico, Inaridimento territoriale e Invecchiamento sociale. È’ come se La Festa non avesse più nulla da dire agli Ennesi. Difatti, i Sindacati andavano questo evento politico limitandosi a manifestare con un po’ di musica.
Da diversi anni le persone festeggiano andando a passeggio nei centri comm.li con i loro negozi, all’Outlet con le loro vetrine, pensando solo agli acquisti stimolati da sconti e promozioni. Sembra che voglia cantare il de profundis della Festa dei lavoratori, facendo perdere il suo valore storico e senso politico.
Negli ultimi decenni, dunque, il tema del lavoro è stato pensato come la sua fine, poiché non è quell’ascensore sociale nel senso che salendo con esso s’esaudivano ambizione personale e ruolo sociale. Con il lavoro ognuno sentiva di crescere. Tutto finito, allora? Entra nel silenzio dell’oblio?
Non pare, se si legge che i nati negli anni ’80 e ’90 eleggono il 1° Maggio a giornata fondamentale per affermare che il Lavoro è un diritto e bisogna lottare per conquistarlo. Sono le generazioni colpite dall’inoccupazione e precariato, dall’instabilità e prospettive incerte. Rivendicano un valore nuovo, sia pur con una visione differente.
Dunque un sondaggio ci fa scoprire che circa 6 su 10 dei ragazzi e ragazze italiane è convinto che il 1° Maggio sia “molto o abbastanza importante celebrarlo festeggiandolo”. Si respira una nuova e diffusa coscienza? Essendo dei testardi ottimisti, siamo entusiasti e fortemente fiduciosi in una prossima e rinata celebrazione, se non alla vecchia maniera, con la coscienza che la lotta per i diritti di chi lavora, ieri come oggi, rinnova il senso profondo di questa bella Festa.
E chissà, se si ritroverà il momento di lotta e di vacanza per riprendere il cammino stretto, tortuoso e impervio della ripresa della Sicilia Interna che va perdendo inesorabilmente la sua identità di parte vitale dell’Isola. E’ però essenziale una condizione che tutti abbiamo presente, ma spesso preferiamo accantonare: i Sindacati del lavoro e delle imprese, e i governi locali con essi, ritornino ai grandi programmi e progetti di sviluppo dei nostri territori. A guardare lo scenario che si presenta, pur da incalliti speranzosi come siamo, qualche perplessità ci sovviene. Comunque, che belle e gioiose Feste del Lavoro sarebbero per noi siciliani delle montagne e colline se si acquisisse il pensiero dei giovani.
Vignetta: Gianfalco