Come un’esigenza fisiologica, la perpetrazione di sé attraverso un codice riconosciuto universalmente. Proiettarsi e proiettare il proprio mondo al resto del mondo. Si dà o si cela il proprio intimo più profondo, o si chiede di avere in cambio il sé altrui per sviscerarlo su di un piatto di comune banchettamento.
L’umanità si perpetua attraverso la scrittura forse più che con l’atto sessuale a fini riproduttivi. Produce risultati a lunghissimo tempo che attualizzano il passato e tracciano il futuro di individui che ancora devono nascere.
Eletto tra le arti più sublimi, canta e decanta l’uomo e le sue gesta, ne trasforma gli atti attraverso la comprensione del lettore che le plasma a propria immagine.
Il gesto automatico di ‘dipingersi’ su carta come un autoritratto triste, vero e incontestabile, ma allo stesso tempo utilizzabile da chiunque come specchio della propria anima.
La scrittura, fugace e perpetua, chiara e traslucida, semplice e altera che sia, è e sarà sempre l’unico mezzo capace di dichiararci ed esporci per ciò che davvero siamo, nella più autentica delle nostre facce.
Dina La Greca
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