Ieri, per lavoro, mi ritrovo in una Petralia parata a festa per il passaggio della Targa Florio del centenario, lussuose auto che si inerpicano per le stradine dello splendido centro storico. Auto da centinaia di migliaia di Euro l’una, con impettiti piloti al volante, gente la cui unica prodezza di guida sta lì, dietro le natiche, nel portafoglio zeppo di carte di credito.
La parata continua con le auto storiche, più interessante, di certo più coinvolgente, belle auto dei tempi andati restaurate con cura e messe in condizione di poter partecipare al lungo giro motoristico.
Irrompe però la notizia, tra i piloti c’è John Elkann, il dinoccolato erede dell’impero FIAT, alcuni a cercarne il viso dentro i finestrini, altri, e lo credo, subito inalberati.
Elkann sulle Madonie? Ma non c’è veramente alcuna cura per la sfacciataggine?
Il rampollo, caratterizzato da una espressione aliena, come se fosse perennemente caduto sulla terra per chissà quale fortuito caso, lui, empireo portatore di picciuli compressi, dall’improbabile parlata misto-chic, è quello che insieme a mister maglioncino, ha chiuso la FIAT di Termini Imerese. Lì lavoravano migliaia di operai molti dei quali partivano la mattina da queste montagne per timbrare cartellino giù, alla marina.
Hanno chiuso dopo aver per decenni drenato i soldi di Stato e Regione, loro, capitalisti con le risorse altrui, con la scusa dello sviluppo del meridione che altri piemontesi avevano già derubato alla grande.
Loro che piazzarono lo stabilimento in una delle più belle spiagge del Mediterraneo decretandone, complice la meglio politica siciliana, la fine di ogni ipotesi turistica per una città d’arte come Termini Imerese.
Se potessimo giocare alle sliding doors, Termini oggi potrebbe essere un’altra Taormina, bella, assisa su di un promontorio mozzafiato, con il quartiere portuale antico e la parte alta zeppa di monumenti romani, medievali e barocchi.
Bella, solare e baciata dalla vicinanza a magnifiche montagne, invece… Invece ce ne proposero un futuro industriale, ne offesero le spiagge, ne consentirono l’assalto con un sacco edilizio degno dei galli di Brenno, e poi, la coppia Elkann mister maglioncino, la abbandonò come cosa sfatta.
La chiusura passò pure per una decisione presa per colpa dell’indolenza dei siciliani, che faceva costare maggiormente la produzione, vero o falso non si saprà mai, di certo appare veramente incredibile come una multinazionale come è oggi la FIAT decida di chiudere quello che era lo stabilimento di produzione automobilistica più vicino ai porti africani, quello da dove sarebbe costato meno far giungere autoveicoli appositamente pensati per i paesi della sponda africana del Mare Nostrum. Invece a tenere il mercato tunisino o algerino ci pensano i francesi.
Elkann pensa a farsi la parata, sempre con l’aria frastornata, con quel mezzo sorriso stampato sul volto, sempre come se lui, in fondo, non c’entra proprio.
Bene, io non ho applaudito, non solo perché considero Elkann e la sua razza altri da me e dalla mia di razza, ma anche perché, diciamocelo chiaro, che si spenda ancora danaro pubblico a iosa per tener su un circo utile a far fare la passeggiatina a questa gente, veramente mi indigna. Vogliamo tenere alta la tradizione della Targa Florio, bene, facciamone un evento vero, baciato da pubblico vero, pagante, esistente e non la parata dei rampolletti della VISA, ma si sa… siamo siciliani, ossequiamo chiunque ci faccia solamente da lontano veder l’ombra del comando, buon giro John.
Giuseppe Maria Amato