Chi non ha peccato nella gestione del contenzioso TARSU 2009/2010 scagli la prima pietra
di Massimo Greco
Enna. La vicenda del conflittuale rapporto tra contribuenti e Comune sul vessato biennio tributario riferito alla TARSU 2009/2010 è sintomatica di un modo di essere della nostra comunità locale, sempre più in crisi d’astinenza di “classe dirigente” all’altezza della sfida che il cambiamento impone. In questo contenzioso si è fatta una vera e propria gara “a chi sbaglia di più”. Ha sbagliato il legislatore a non contemperare l’esigenza aziendale dell’ente gestore del servizio integrato di raccolta dei rifiuti con quella tributaria del Comune quale ente impositore. Ha sbagliato l’Ufficio tributi nel predisporre un’istruttoria dell’articolazione tariffaria sprovvista di adeguata motivazione a supporto del corposo aumento della tariffa rispetto a quella in precedenza pagata dai contribuenti. Ha sbagliato il Sindaco pro-tempore a non ascoltare il parere della Corte dei Conti alla quale lo stesso si era rivolto. Ha sbagliato la Giunta comunale pro-tempore ad approvare comunque l’articolazione tariffaria relativa alla TARSU 2009 l’anno successivo 2010 senza neanche tentare di confutare il suddetto parere. Ha sbagliato il Consiglio comunale pro-tempore a ratificare solo nel 2011 la decisione della Giunta comunale. Ha sbagliato la Commissione Tributaria Regionale di Caltanissetta a cambiare orientamento rispetto alla sua stessa giurisprudenza in ordine alla legittimità dell’operato del Comune. Ha sbagliato l’Avvocatura comunale a non appellarsi in Cassazione avverso la prima sentenza della CTR favorevole ad un contribuente e a far passare in giudicato le 707 sentenze della CPT favorevoli ai contribuenti. Ha sbagliato nuovamente l’Ufficio tributi a non avviare con solerzia la riscossione coatta del tributo, optando per la discutibile intermediazione di un atto di accertamento, peraltro, a distanza di 7 anni dall’anno d’imposta 2009 e di 6 anni per l’anno 2010. Ha sbagliato la nuova Amministrazione comunale a non dare il giusto valore “politico” ad una vicenda che “politica” lo è non fosse altro per il numero elevato di ricorrenti (1.900). Hanno sbagliato, infine, anche i contribuenti ricorrenti, pensando di non pagare un tributo la cui obbligatorietà deriva non solo dalla legge ma dalla necessità per il Comune di remunerare un servizio che per il biennio in questione è stato regolarmente reso. Hanno sbagliato i professionisti a cui i contribuenti si sono rivolti nel non informare i ricorrenti del fatto che l’eventuale annullamento della pretesa tributaria ad opera di una sentenza del Giudice non libera lo stesso dal pagamento del tributo che, comunque, dovrà essere riliquidato dal Comune secondo l’ultima tariffa vigente.