Enna e Caltanissetta passino dai “patti” ai “fatti”

Enna e Caltanissetta passino dai “patti” ai “fatti”
di Massimo Greco

In attesa che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ci faccia sapere come e quando la questione delle “aree interne” della Sicilia entri nell’agenda politica del suo Governo, le comunità di Enna e Caltanissetta devono quanto prima passare dai “patti” ai “fatti”, soprattutto dopo aver preso atto della decisione del Governo regionale, ironia della sorte, di escludere dalla strategia di sviluppo delle cinque aree interne proprio quei territori che oltre ad essere, ictu oculi, interni sono anche centrali. Urge però definire la vision prima ancora che la mission del progetto, visto che i Sindaci di Enna e Caltanissetta continuano ad utilizzare non solo terminologie inappropriate (4° area metropolitana) ma anche prospettive poco credibili (coinvolgimento del Comune di Agrigento). Ora, al netto del nomen iuris di volta in volta utilizzato (micro-regione, area metropolitana, comprensorio, distretto, consorzio, patto ecc…) una corretta perimetrazione della vision richiede l’evidenziazione delle ragioni dello stare assieme. Se una delle principali ragioni riposa nel medesimo rischio di progressivo depauperamento sociale ed economico quale conseguenza dello stato geografico di “area interna”, non si comprende cosa spinga i citati Sindaci a coinvolgere il territorio di Agrigento. Né può rilevare, a tal fine, il fatto che anche Agrigento sembra essere stata abbandonata dalle più recenti politiche pubbliche di sviluppo locale, atteso che, al contrario, una siffatta motivazione manifesterebbe lo sviamento della causa tipica, cioè della vision. I territori interessati dal progetto, infatti, non devono essere accomunati dal fatto di non essere stati inclusi dalle fumose aree metropolitane recentemente individuate dal legislatore siciliano, ma dall’essere annoverati tra le quelle aree interne che accusano i medesimi sintomi e che, comunque, hanno in comune tratti grammaticali riconducibili ai processi storici e culturali di trasformazione geografica. Con tutto il rispetto per l’iniziativa, Agrigento non ha nulla a che vedere con le aree interne del nisseno né, tanto meno, con Enna che a differenza delle altre è tutta area interna. Non guasta quindi ricordare, come ci metteva in guardia Carlo Cattaneo fin dal 1860, che per qualsiasi efficace progetto di trasformazione politica dell’architettura territoriale del Paese, resta prioritario “lo stabilire le massime fondamentali sulle quali fare un disegno di ciò che [si] vuole”.

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