domenica , Febbraio 16 2025

Autobiografia di un fucilatore

La difesa della razza Almirante“Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue”.
Giorgio Almirante

Almirante fu segretario di redazione della rivista “La difesa della razza” dal 5 agosto del 1938 al 20 giugno del 1943 per la promulgazione delle leggi razziali volute da Mussolini e controfirmate da Vittorio Emanuele III e la Meloni per scippare gli elettori alla destra di Storace gli promette una via, a lui proprio a lui. La Boschi evoca: i partigiani, casa Pound, Berlinguer, a muzzo giusto per non entrare nel merito del referendum e allora, se permettete: “Io a nome dei mille che sbarcarono a Marsala voterò NO alla secessione di Piazza armerina dalla madre Enna e SI alla candidatura della stessa per il G7 del 2017, al posto di Taormina e per l’occasione lo facciamo 8 o anche 9 e se non dovesse bastare pure 10”.

Gabriella Grasso

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