E’ questo l’immediato futuro, se non già il presente, della Provincia di Enna e di tutto il suo territorio. L’accorpamento (o meglio l’annullamento) della principale (ed unica) struttura di rappresentanza economica provinciale rappresentata dalla Camera di Commercio, in un contesto, purtroppo, contraddistinto da debolezza e staticità economico-produttiva, con quella di Palermo ci spinge, ancora una volta, a fare almeno qualche considerazione, consapevoli, nello stesso tempo, che tutto resterà come prima, forse, peggio dell’oggi:
- 1) L’assoluta ignoranza e malafede di chi è preposto, in Sicilia, al governo delle organizzazioni pubbliche, siano esse economiche, politiche, culturali, produttive, etc. etc .,ovviamente, con rarissime eccezioni;
- 2) Il totale disinteresse per le popolazioni ed i territori ad esclusivo vantaggio di piccole utilità immediate che hanno spesso il sapore di ripicche e ritorsioni lontane dal bene comune;
- 3) Una negligenza nel prefigurare e ripensare modelli di organizzazione territoriale adeguati e funzionali, in questo caso, allo sviluppo economico-produttivo e del tessuto imprenditoriale.
Potremmo continuare con l’elenco delle doglianze, non ultimo, quello che, forse, la Camera di Commercio di Enna soccombe perché ha esercitato nel recente passato ruoli non certamente autorevoli negli interventi di competenza e senza alcuna autorevolezza rappresentativa, mancando di ruoli propositivi fondati su proposte originali ed innovative, mentre ha preferito adagiarsi su un mero ed asfittico ruolo di rappresentanza. Cosicché alla fine anche questo presidio territoriale si accorpa con Palermo in una pazzesca logica di discontinuità, disomogeneità dei caratteri territoriali, produttivi.
Vorremmo veramente conoscere l’autore che ha ridisegnato gli accorpamenti territoriali delle nuove Camere di Commercio isolane regalandoci, come abbiamo appena ricordato, una neo geografia camerale che non ha alcun riscontro in parametri di assonanze e omogeneità, funzionali, economiche, produttive e territoriali. Oramai tutto sembra accanirsi contro la parte centrale dell’isola. Perfino, l’ultimo numero di Topolino ispirato al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa fa calare il titolo al centro della Sicilia per oscurare nominativamente la parte centrale dell’Isola fatta di Enna e Caltanissetta e rimarcando, forse inconsapevolmente, una visione sempre costiero centrica della Sicilia.
Noi leggiamo in questa nuova geografia camerale siciliana, come lo abbiamo letto e ricordato in occasione del mancato ridisegno territoriale delle Province, adesso dimenticate in Sicilia nei vuoti e inefficaci Liberi Consorzi comunali che presto saranno definitivamente depotenziati dalla riforma (anzi, meglio schiforma) costituzionale che ha previsto, appunto, in coerenza col programma dello piduista Licio Gelli, la loro scomparsa, una pericolosa e sempre più progressiva desertificazione delle aree deboli del paese, in questo caso, della Sicilia. Ma come non trarre la conseguenza che vi è un collegamento diretto tra indebolimento strutturale dei territori e disagi economici, produttivi e culturali della popolazione. Continuando questo stato di progressiva dismissione istituzionale il territorio ennese ed interno dell’isola diventerà un’area di scarto territoriale, appetibile, chissà per qualche nefasta localizzazione che, alla pari, di quello che è avvenuto per gli impianti petrolchimici costieri siciliani e italiani, pieni di dannose conseguenze, saluteremo come la vera valvola di sfogo per far fronte ad una disoccupazione sempre più crescente.
Per questo insistiamo sulla conoscenza dell’ideatore di questa nuova organizzazione camerale per potergli chiedere e, quindi, conoscere quali condizioni economiche, insediative, ambientali, sociali e quali indicatori performativi ha preso in considerazione per definire queste nuove aggregazioni che sembrano, invece, ispirate a casualità, disomogeneità e alla amplificazione di squilibri rappresentativi e sperequazioni territoriali che indeboliscono sempre di più quel seppur piccolissimo e raro, protagonismo economico ennese.
Oppure potrebbe risponderci che tale accorpamento vuole essere nel segno del traino, ovvero connettere alla realtà camerale palermitana fatta di oltre 100 mila unità quella piccolissima di Enna con appena ventimila unità produttive per creare un colosso rappresentativo. Ma poiché l’arida logica dei numeri è sempre più realistica e pregnante siamo portati a condividere, l’opinione, a dire il vero ancora debole, di chi pensa che la povertà numerica ennese sarà schiacciata dalla pesantezza numerica palermitana. E noi, che rispetto a quelle idee di concorrenzialità fra territori, abbiamo sempre espresso forti dubbi, oggi guardiamo con maggiore perplessità questi nuovi accorpamenti territoriali che sembrano basati su una vera e propria logica della soccombenza a tutto danno di appropriati e coerenti interventi aggregativi. Sarebbe necessaria, in questo caso, una forte capacità di governo ed ideale che dovrebbe far prevalere interessi di sviluppo e benessere diffuso dei territori ma, trovandoci come in questo caso di fronte ad un groviglio aggregativo illogico e pasticciato, nutriamo certezze, senza timore di essere smentiti, che mai la forza numerica cederà il passo, ad esempio, a rappresentanze ennesi in importanti enti ed organizzazioni in cui il tessuto camerale dovrà esprimersi. Tutto questo anche perché siamo in una terra che vive e si alimenta continuamente di autoreferenzialità stridente con quelle condizioni di forte stagnazione come le nostre che richiedono, invece, capacità progettuali in grado di interrompere ed invertire processi segnati dalla persistente crisi del sistema locale ennese nel suo complesso. Per evitare la condanna permanente del territorio ennese allo svantaggio economico ed alla marginalità sociale, culturale ed ambientale vi è la necessità di costruire idonee politiche ed interventi appropriati sulle specificità e capacità allargate ed interconnesse tra territori che hanno caratteri omogenei: ma questo non è successo neanche nel caso degli accorpamenti camerali.
Anche questa volta si è voluto dimenticare che il modello aggregativo maggiormente funzionale e più omogeneo e coerente alla struttura territoriale isolana dovrebbe basarsi sull’individuazione di un’aggregazione identitaria comprendente i territori di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa come una nuova polarità centro-meridionale in grado di concorrere allo sviluppo equilibrato siciliano e nazionale e di compensare adeguatamente arretratezze e potenziali squilibri.
Ma una volta tanto possiamo essere contenti e consolatori che con la nuova organizzazione camerale abbiamo avuto almeno lo sbocco al mare.
Giuseppe C. Vitale – Urbanista