I contenitori vuoti di Enna: 1° tappa, dal Castello a Rossomanno

C’è un modo, tra i tanti, di definire Enna: Città dei contenitori vuoti. Palazzi pubblici, edifici privati e beni storici erano, fino agli scorsi decenni, luoghi di operosità ospitando attività diverse. La recente Storia ennese ha più chiavi di lettura per essere narrata, ma questa degli impianti ed immobili abbandonati nel degrado per negligenza dei loro titolari, forse, è decisamente diretta e efficace. Si possono osservare per poi affidarsi alla memoria; visitare per provare rabbia anche verso noi stessi e, dopo, gli altri; studiare per capire i corsi d’inviluppo. Dentro le loro mura e spazi si ritrova il tempo vissuto da molti di noi, almeno degli ultimi 30 anni, in una Enna debole strutturalmente ma non ancora collassata.

I contenitori vuoti tracciano uno sconsolato cammino lungo il territorio che potremmo chiamare “la Via del Tempo che Fu”. Non che fosse esaltante e dinamico quel periodo, anzi batteri e virus della crescita senza economia e assistenzialismo aggredivano organi vitali della Città. L’ipotetica strada dovrebbe essere percorsa con frequenza dagli ennesi per capire il presente con le lenti dei decenni passati. Fermarsi, ragionare criticamente e porsi le domande: perché è successo tutto ciò? È possibile recuperarli, almeno alcuni? La Via è di diversi km; apre con l’area del Castello di Lombardia (1100 m sul liv. Mare) e chiude con il Bosco Rossomanno-Rossomannello (500 m circa s.l.m.). Il tour ha molte soste obbligate, noi scegliamo tre siti per la prima delle diverse tappe: naturalmente si parte dal Castello per poi passare dal Belvedere, e infine raggiungere il Bosco Rossomanno.

  • Il Maniero e la Rocca di Cerere. Denunciare desolazione e violenza a un Bene Pubblico non scuote più, anzi provoca o comprensione, o fastidio, o sorriso ironico, a secondo delle persone alle quali stai vicino. Tutto va in rovina e cade a pezzi, per cui succede che non sempre si può accedere per ragioni di sicurezza. Anche i pali di legno messi per sbarrare marciscono! Eppure, sto Luogo è storia antica della Sicilia Interna. Il Castello era la Bell’Immagine di Enna, il Centro d’eventi culturali di respiro (il Teatro più vicino alle stelle). Domina sempre sulle grandi vallate verdi e gialle delle stagioni con accanto Rocca di Cerere, il sito del Tempio di questa Dea amata dai popoli antichi del Mediterraneo. Niente pulizia, cura e protezione, figuriamoci le obbligate ricerche archeologiche. Non è osservabile perché è pugno agli occhi. Da questa area, un tempo pullulante di visitatori, si va via scendendo per ritrovarsi in uno dei più bei terrazzi dell’Isola,

  • Il Belvedere. E’ lungo men d’un Kilometro; si gode un paesaggio unico fatto di paesi poggiati su monti e colline, di montagne degli Erei e Madonie, di campagne e boschi, di laghi. S’osserva un’altra faccia della Sicilia, ora scordata invisibile e nascosta, ma pur viva con i suoi colori e tratti caratteristici. Era prima il Salotto estivo degli ennesi abbellito dal verde delle pendici e delle aiuole. Ed ora? Fortuna che è frequentato da ragazze e ragazzi, anche se per nulla è curato. Buona metà del Belvedere, insicuro in certe ore e periodi, è area di parcheggio. La marmorea Fontana del ratto di Proserpina è senz’acqua, adibita spesso a pattumiera di bottiglie, lattine e altro. Sconfortati, saliamo in macchina per visitare lo stupendo Bosco, narrato da N. Savarese.

  • Rossomanno. Proprietario è il Comune d’Enna e s’estende per 250 ettari. Scriveva lo scrittore ennese che già nel 2° secolo d.C. era un centro urbano immerso nel verde, così pure nel 1600 risiedevano i piazzesi di Fundrò. È sempre stato ricco di flora e fauna, oltreché d’archeologia. È una Riserva naturale di un fascino unico, eppure non è fruibile perché dimenticata e ignota a tutti, tant’è che gli si passa accanto e nessuno lo sa.

La 1° tappa del Tour dei Contenitori vuoti è conclusa. Scatta di getto la riflessione sui Soggetti pubblici. Semplicemente la Regione li ha depennati dal suo Patrimonio storico monumentale e naturalistico da tutelare. E il Comune? Per anni si è celato con la banale e scontata risposta: non abbiamo soldi! È vero, ma come si fa a dotarsi se non ci sono idee espresse con progetti di restauro? Le idee, se ci sono, sono a costo zero. Ma si creano e s’avviano con la POLITICA, che da noi non è di casa.
Appuntamento alla 2° tappa.

VINCENZO CIMINO

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